“In Europa non sono mai stati registrati valori così elevati di diossina in aree residenziali prossime a contesti altamente industrializzati”
“Il sottoscritto Angelo Bonelli, domiciliato presso lo studio legale dell’avvocato Antonio Gianluca Piccione sito alla via Medaglie d’Oro n.62 in Taranto, nella sua qualità di membro dell’esecutivo nazionale della federazione dei Verdi, espone quanto segue.
In data 24 febbraio 2016 Ilva SpA consegnava al dipartimento provinciale Arpa Taranto la relazione dei campionamenti dei deposimetri collocati nell’area cokeria, portineria, meteo parchi, R/V1, direzione e via Orsini nel quartiere Tamburi.
Nei mesi di maggio, novembre 2014 e febbraio 2015 si sono registrati valori elevati di diossina nel quartiere Tamburi rispettivamente di: 24,30, 790 e 220 pg I-WHO/mq giorno. La media della diossina che si è depositata nella centralina di via Orsini nel periodo che va da agosto 2013 a febbraio 2015 è pari a 56,077 pg I-WHO/mq, un valore della media dei 18 mesi analizzati che è il più alto in assoluto finanche della cokeria Ilva che è pari a 31,866 pg I- WHO/mq. Anche per i metalli pesanti sono stati registrati valori alti: nel marzo 2014 il cadmio ha raggiunto il valore di 1,8 microgrammi.
In Europa non sono mai stati registrati valori così elevati di diossina in aree residenziali prossime a contesti altamente industrializzati.
Ciò che lo scrivente ritiene grave, è il fatto che per più di un anno questi dati “shock” non sono stati resi pubblici, impedendo così che potessero essere adottati provvedimenti a tutela della salute dei cittadini i quali, del tutto ignari, sono stati lasciati esposti agli effetti sulla salute dei predetti valori elevatissimi di diossina.
A riprova della censurabile condotta di Ilva spa, informiamo codesta Autorità che, in data 25 febbraio 2016, il commissario straordinario Ilva Enrico Laghi è stato ascoltato in audizione sul caso Ilva alla Camera dei Deputati e, in quella sede, non ha ritenuto di dover informare il Parlamento della Repubblica Italiana dei dati shock sulla diossina di cui era a conoscenza da circa un anno.
Ilva spa sostiene che gli elevati valori della diossina sono da attribuire a processi di combustione, come auto bruciate o legna arsa, e non da ricondurre all’attività del siderurgico. Arpa Puglia attraverso il suo direttore generale smentisce la versione Ilva con una lettera indirizzata il 1 marzo c.a., che si allega, al presidente della regione Puglia affermando che le diossine rilevate dai deposimetri sono comparabili solo con i materiali polverulenti provenienti dall’impianto di sinterizzazione del siderurgico Ilva.
La collocazione dei deposimetri che hanno rilevato la diossina deriva da una prescrizione dell’AIA -autorizzazione integrata ambientale- del 26.10.2012 che prevede la collocazione di sei centraline, cinque nel perimetro del siderurgico e una nel quartiere Tamburi, con misurazioni a cadenza mensile. Con successiva lettera del 9.03.2016, che si allega, indirizzata al presidente della regione Puglia, al ministero dell’ambiente e altri, il direttore generale dell’Arpa prof. Giorgio Assennato individua come possibile causa degli elevati valori di diossina registrati nei deposimetri, gli elettrofiltri ed in particolare dei Meep D e F. Nella parte finale della lettera il prof. Assennato afferma: “ Una risposta potrebbe derivare dalle analisi in corso presso Arpa dei campioni di due deposimetri della rete Arpa collocati a poche centinaia di metri dal sito di via Orsini ( che includono i periodi critici osservati), dalle analisi per i mesi di novembre 2014 e di febbraio 2015 dei campioni dei filtri col PM10 in siti attigui, dalle analisi dei campioni di suolo intorno al deposimetro di via Orsini già prelevati dai tecnici di Arpa e dall’analisi dei due deposimetri Arpa di validazione della rete deposimetrica Ilva. Il riscontro di questi campioni del novembre 2014 e del febbraio 2015 di valori più alti rispetto a quello dei mesi precedenti e successivi consentirebbe in caso positivo di confutare con dati di fatto il terzo scenario“.
Ciò che va chiarito, come riportato nella lettera del prof. Assennato del 9.03.2016, è se anche Arpa Puglia avesse i campioni sulla presenza delle diossine depositate, relative ai periodi critici, e perché solo oggi si procede alla verifica di quei campioni. Va detto inoltre che la rete deposimetrica di Arpa Puglia non è parallela a quella di Ilva in quanto le centraline sono poste ad altezze maggiori, quindi non avrebbero quell’efficacia di intercettare le polveri ove invece fossero poste in basso.
Va ulteriormente chiarita la ragione per cui nella convenzione con llva che ha portato all’individuazione dei siti, dove collocare i deposimetri, non sia stato previsto il sito dell’agglomerato.
Il 26 febbraio 2016 Arpa Puglia comunicava anche al sindaco di Taranto i dati Ilva, relativi alle altissime concentrazioni di diossina in via Orsini. Come è noto e come riportato anche nella lettera del 9.03.2016 del prof. Assennato, quei livelli di diossina possono produrre conseguenze sul piano sanitario nella popolazione.
Il sindaco in base alla legge è autorità sanitaria locale. In questa veste ai sensi dell’art.32 della legge n.833/1978 e dell’art.117 del D.Lgs.112/1998, nonché artt. 50 e 54 del D.Lgs.267/2000, può emanare ordinanze contingibili ed urgenti, con efficacia estesa al territorio comunale , in caso di emergenze sanitarie e di igiene pubblica. Dal giorno in cui il sindaco di Taranto, 26 febbraio 2016, è venuto a conoscenza dei livelli allarmanti di diossina che si sono registrati nei mesi scorsi nel quartiere Tamburi, non risulta allo scrivente che abbia adottato provvedimenti a tutela della salute pubblica e in ogni caso abbia emanato atti che informassero la popolazione circa i comportamenti da tenere per ridurre il rischio di esposizione dai metalli pesanti e dalla diossina.
Nel dicembre del 2015 la Asl di Taranto aveva emanato una direttiva inviata anche al sindaco sulle informazioni che il sindaco avrebbe dovuto dare alla popolazione in caso di inquinamento da Ipa ( idrocarburi policiclici aromatici ) e in presenza dei cosiddetti wind days. Nella direttiva della Asl si arrivava a invitare la popolazione una volta superate alcune concentrazioni a chiudere finestre e a sconsigliare l’attività fisica all’aperto in determinate fasce orarie.
A quanto sopra esposto aggiungo che l’AIA con la prescrizione n.96 del 26.10.2012 prevede che a carico dell’Ilva le strade del quartiere Tamburi e aree limitrofe più esposte dovevano essere pulite per eliminare proprio dalle strade il carico di inquinanti come metalli pesanti e diossine. L’attuazione di questa prescrizione doveva essere chiesta proprio dal sindaco e non ci risulta che questa prescrizione sia stata ottemperata. In ogni caso nelle strade del quartiere Tamburi in questi anni, e comunque a partire dal 26.10.2012, non sono state compiute pulizie straordinarie e significative per rimuovere gli inquinanti e ridurre così un possibile rischio di contaminazione della popolazione.
Sulla base di quanto esposto, si chiede alla S.V se sussistano le condizioni per l’apertura di un’indagine per verificare se siano stati compiuti i reati:
a) ravvisabili nella ritardata comunicazione degli elevati livelli di diossina nel quartiere Tamburi,
b) omissivi da parte sindaco di Taranto per quanto esposto in premessa,
c) che Lei possa ravvisare dalle informazioni presenti in questo esposto e dagli esiti dell’indagine. Il sottoscritto a norma dell’articolo 408 C.P.P., chiede di essere chiede di essere informato dell'eventuale richiesta di archiviazione del presente esposto”.
Angelo BONELLI