Il consigliere regionale manduriano: «Le Ferrovie Sud Est e Servizi automobilistici negli ultimi dieci anni ha destinato appena 42 milioni di euro nella manutenzione di treni e autobus e ben 272 milioni in esternalizzazione di servizi, sprechi, contratti e parcelle astronomiche; accumulando 311 milioni di debiti»
“L’enormità dello scandalo delle Ferrovie Sud Est e Servizi automobilistici, azienda che negli ultimi dieci anni ha destinato appena 42 milioni di euro nella manutenzione di treni e autobus e ben 272 milioni in esternalizzazione di servizi, sprechi, contratti e parcelle astronomiche; che ha accumulato 311 milioni di debiti – per gran parte derivanti appunti da una corsa sfrenata a consulenze, stipendi, incarichi e innumerevoli altre voci fuori controllo - e 1400 contenziosi , smarrendo di fatto la propria vera e unica missione, il trasporto pubblico locale, era probabilmente inimmaginabile nelle sue reali dimensioni (emerse dalla relazione elaborata dall’agenzia di consulenza Deloitte incaricata dal commissario straordinario della società Andrea Viero), ma largamente annunciato. Bastava salire su un qualunque mezzo della società per constatarne direttamente il pessimo stato; bastava raccogliere le voci, le proteste, le segnalazioni, gli allarmi di chi quotidianamente era ed è costretto a convivere con disservizi di ogni natura e causa. Infatti una delle mie prime iniziative da consigliere regionale, varcata la soglia di via Capruzzi, è stata proprio un’interrogazione urgente sul mancato rispetto dell’oneroso contratto di servizio da parte della Sud Est e su una verifica della situazione complessiva della società, dopo un’escalation di guasti, ritardi, disagi che aveva fatto registrare addirittura l’incendio di un autobus ad Avetrana pieno di studenti e pendolari, che solo per caso non aveva prodotto una tragedia. La risposta lapidaria fu che rescindere il contratto da parte dell’ente – e i presupposti c’erano tutti – avrebbe di fatto comportato un danno per milioni di utenti pugliesi.
Ma non ho capito allora e continuo a non capire come una società a capitale interamente pubblico, derivante direttamente dal Ministero per le Infrastrutture e Trasporti e poi dalla Regione Puglia attraverso il contratto di servizio appena ricordato, abbia potuto agire per così tanti anni senza alcuna verifica e controllo da parte delle autorità preposte, a ogni livello, rappresentando una sorta di zona franca dove è stato possibile andare oltre qualsiasi soglia di decenza e decoro. In attesa che vengano adesso accertate in ogni sede responsabilità penali e civili, l’auspicio è che con la Sud Est si sia raggiunto un punto di non ritorno: e che ogni centesimo di risorse pubbliche, di soldi della collettività, venga rendicontato e controllato, per salvare la società dal dissesto e per dovere e rispetto nei confronti dei cittadini, più volte vittime di una storia inquietante ed emblematica, nella quale sono in tanti, troppi a diversi interrogare e fornire spiegazioni su quanto fatto e non fatto».