L’incontro degli attivisti Aido con gli studenti del “Prudenzano”: le commoventi testimonianze di Alessandra Nigro e di Leonardo, il padre di Gabriella Fanuli
Un gesto di amore estremo per accendere una speranza di vita in un altro uomo.
La sezione Aido di Manduria prosegue la propria attività di sensibilizzazione alla donazione degli organi. Un’attività che dura da ormai trent’anni e che si basa principalmente sull’informazione, rivolta, in particolare, alle nuove generazioni.
Presidente (Giuseppe Dimonopoli), vice presidente (Mary Malorgio) e segretario (Pompeo Stano) dell’Aido di Manduria sono stati ospiti, nei giorni scorsi, dell’istituto comprensivo “Francesco Prudenzano”. Gli attivisti dell’Aido hanno innanzitutto chiarito le rigide prescrizioni della legge in merito alle donazioni: l’espianto può avvenire, in presenza del consenso, solo quando tre medici hanno accertato e documentato la morte encefalica o cerebrale, e, quindi, lo stato di coma diventa irreversibile. E’ necessaria anche un’osservazione ininterrotta di sei ore dell’attività del cervello.
Molto toccanti due testimonianze fornite ai ragazzi: la prima di una donna di Manduria, Alessandra Nigro, che per due volte è stata sottoposta al trapianto del fegato; la seconda quella di Leonardo Fanuli, padre di Gabriella, deceduta all’improvviso 8 anni fa, i cui organi furono donati.
«Se ora sono qui a parlare con voi, lo devo ai due “angeli” dai quali ho ricevuto il fegato: grazie a loro sono ancora in vita» ha raccontato Alessandra Nigro, donna di Manduria che convive con la Malattia di Wilson. «Nella prima circostanza, avevo appena 23 anni: secondo i medici, senza il trapianto, non avrei potuto sopravvivere per più di tre altri mesi. Fui inserita in lista d’attesa e, per fortuna, dopo un mese ho ricevuto la “telefonata”. Mi fu trapiantata, nel 1998, una parte di un fegato. Altre due parti furono trapiantate a due bambini. Ebbi naturalmente tanta paura, anche perché si trattò del primo trapianto “split” in Italia. Ho temuto di non risvegliarmi più».
Due anni fa il problema di salute si è riproposto e Alessandra ha avuto bisogno di un altro trapianto.
«Questa volta ho atteso sei mesi. Ora sto bene e mi godo la vita giorno per giorno. Insieme ai due “angeli”, che mi hanno consentito di continuare a vivere».
Commovente anche la testimonianza di Leonardo Fanuli.
«Mia figlia Gabriella aveva espresso la volontà di donare gli organi già a 16 anni. Quando è diventata maggiorenne si è iscritta all’Aido» ha ricordato Leonardo Fanuli. «Questa sua chiara volontà ha indubbiamente facilitato la nostra scelta in quei momenti drammatici. Lei si è sempre donata al prossimo e lo ha fatto anche in punto di morte. Il mio desiderio? Poter conoscere le persone che hanno ricevuto tutti gli organi di mia figlia».