Rosaria Petracca: «Avetrana non è un’oasi in un deserto, ma è una cittadina all’interno di una regione e di un paese, all’interno di una società in cui la violenza è ormai valvola di sfogo, giornaliera, direi “normale”»
Avetrana respinge l’etichetta di paese omertoso. Alcuni recenti interventi di ospiti routinari di trasmissioni televisive che si nutrono di drammi e gialli hanno indignato tanta gente.
«Quello dell’aggressione all’anziano concittadino nel giorno di Pasqua è un episodio in cui a parlare è la violenza esplicita tutti i malesseri della società» è l’analisi di Rosaria Petracca, candidata a sindaco del movimento “Avetrana riparte”. «La rabbia, incontrollata e inutile, esplode riducendo la vita di una persona ad un sacco vuoto da colpire per scaricare le proprie assurde, colpevoli deficienze.
Quando questi episodi di violenza ci toccano da vicino, quando accadono nel nostro giardino, e sono alla nostra portata, assumono, per noi, una rilevanza differente. L’episodio, però, non riguarda solo Avetrana e deve essere decontestualizzato».
Rosaria Petracca arriva dunque al cuore del problema.
«Il problema non è Avetrana, ma la società in cui viviamo» è la tesi della candidata a sindaco. «L’abbandono di valori fondamentali, la mancanza di rispetto della vita in tutte le sue forme, l’assuefazione ad immagini di morte, la violenza come prosecuzione di un video game, la violenza nelle parole e nei gesti, il trincerarsi all’interno dei muri domestici, il rinunciare alla socialità reale, il considerare lo straniero e il diverso elementi spuri, praticare la vendetta sono alcuni spunti su cui dovremmo ragionare tutti insieme.
A ciò mi piacerebbe contrapporre la pratica del dialogo, dell’accoglienza, del perdono, dell’amore verso il prossimo.
Rispetto all’aggettivo omertoso riferito agli abitanti di Avetrana, vorrei ricordare a chi ha bisogno di propagandare la violenza e di tingere a tinte fosche il territorio per fare audience, che la loro mercificazione delle vite private è anche parte di questo processo di spettacolarizzazione che toglie realtà alla crudezza della violenza.
Avetrana, a differenza di altre realtà, ha condannato i suoi colpevoli, le forze dell’ordine hanno svolto il loro lavoro e i casi sono stati risolti.
Agli amministratori futuri il compito di tracciare un cammino di cultura, condivisione e accoglienza in cui ricominciare ad indignarsi per ogni episodio di violenza che accade, nei propri confini e fuori di essi.
Agli amministratori futuri il compito di rispondere ai parolai televisivi con la bellezza dei nostri luoghi e la forza del nostro senso civico».