L’andamento turistico della provincia di Taranto negli ultimi cinque anni attesta un incremento dell’11% delle presenze e dell’1% degli arrivi, anche se il distacco da Lecce e Foggia resta alto
Competitività, destinazione, prodotto, destagionalizzazione, promo-commercializzazione, accessibilità… Temi sui quali è importante fermarsi e riflettere per comprendere le ragioni che hanno frenato lo sviluppo turistico della provincia di Taranto.
I laboratori tineranti organizzati da Puglia 365, a latere della redazione del Piano Strategico del Turismo della Regione Puglia, che dovrà essere concluso ed approvato entro luglio, mettono a confronto – attraverso gli incontri organizzati in varie città pugliesi (tre in provincia di Taranto)- addetti ai lavori, amministratori ed operatori del settore su sei aree tematiche principali: Accoglienza – Formazione – Infrastrutture – Innovazione – Promozione - Prodotto.
Confcommercio Puglia, contestualmente, sta organizzando nelle sedi provinciali incontri finalizzati a monitorare i territori e a prendere visione delle problematiche che emergono dal confronto diretto tra le categorie del turismo associate. Le informazioni raccolte e le proposte avanzate dalle organizzazioni provinciali costituiranno la base di un documento che sarà consegnato all’assessorato regionale al Turismo e ai redattori del Piano Strategico.
Nella giornata di ieri il presidente di Confcommercio Puglia e Unioncamere regionale, Sandro Ambrosi e il segretario regionale, Giuseppe Chiarelli hanno incontrato le categorie del turismo di Confcommercio Taranto (alberghi, strutture extralberghiere, stabilimenti balneari, locali notturni, ristoranti e bar, guide turistiche), il presidente provinciale Leonardo Giangrande, il direttore Angelo Colella.
I numeri parlano chiaro: l’andamento turistico della provincia di Taranto negli ultimi cinque anni attesta un incremento dell’11% delle presenze e dell’1% degli arrivi, anche se il distacco da Lecce e Foggia resta alto: 1.121.064 presenze turistiche e 258.894 arrivi nel 2014, contro le 4.441.212 pr. e le 862.173 di Lecce, al secondo posto dopo Foggia. E comunque la provincia di Taranto, suppur in crescita, si conferma ultima rispetto alle altre aree provinciali che crescono tutte (+ 27% Brindisi e + 13% Bari gli arrivi ; +15% Brindisi e +13% Bari le presenze) escluso Lecce (-5 arrivi; -6% presenze), modesto il dato di Foggia (2% arrivi e 0% presenze).
Andando ad analizzare il dato della provincia di Taranto si conferma la leadership di Castellaneta e Ginosa che insieme fanno 96.865 arrivi e 655.098 presenze, di Martina Franca, Manduria e del capoluogo jonico. Posizioni che confermano come ‘mare’, ‘turismo rurale’, ‘turismo culturale’ siano le direttrici di prodotto su cui il territorio provinciale deve puntare, valorizzando innanzitutto le identità territoriali ed i caratteri distintivi che contribuiscono a dare riconoscibilità all’ offerta turistica provinciale, di là delle definizioni giuridiche. Si è discusso di brand e di promozione, un confronto nel quale sono emerse posizioni diverse: prodotto o destinazione, aree tematiche (Magna Grecia, Gravine e habitat rupestri, Valle d’Itria, Terre del Primitivo), piuttosto che brand Puglia. Tutti d’accordo su il concetto di ‘riconoscibilità dell’area di Taranto’, qualche distinguo su l’opportunità di connettere le località tarantine alle aree pugliesi turisticamente più affermate come il ‘Salento’; obiettivo da perseguire comunque nelle campagne di comunicazione e promozione del territorio provinciale: la valorizzare l’immagine del capoluogo, penalizzata dalla negatività costruita attorno alla cosiddetta vocazione industriale.
Ovviamente si è parlato anche delle criticità legate alle infrastrutture, in particolare quelle del trasporto e della mobilità- che penalizzano l’offerta turistica: le grandi opere incompiute la superstrada Taranto/Avetrana e la Bradanico/Salentina; la qualificazione della rete stradale provinciale; i collegamenti con gli aeroporti di Brindisi e Bari, costosi e limitati; i voli charter e l’apertura ai voli civili dell’Arlotta di Grottaglie; i collegamenti ferroviari assolutamente deficitari rispetto a Bari e Lecce. E sempre in tema di infrastrutture è emersa la assoluta carenza di approdi nautici: solo 855 posti barca contro i quasi 3367 della provincia di Lecce, un gap da colmare considerato che il mare rappresenta il prodotto di punta dell’offerta turistica provinciale. Anche sul fronte della infrastrutture immateriali permangono ritardi:le aree costiere e rurali sono ancora molto carenti di banda disponibile e la connettività delle strutture turistiche in alcune aree resta difficile.
Il mare, è un’eccellenza dell’offerta turistica provinciale , anche se le problematiche che investono il settore non sono da sottovalutare e richiedono azioni concrete e progettualità mirate a risolvere la problematica degli scarichi a mare – in particolare sul versante orientale della provincia - e dell’erosione costiera. Ma anche sul fronte normativo ed amministrativo l’offerta marina richiede la adozione di strumenti – i piani delle coste- che diano regole e certezza alle politiche di governo del territorio. Lo stesso rapporto con le amministrazioni, spesso incerto e complesso, crea difficoltà operative alle imprese (soprattutto quelle stagionali) che invece chiedono uniformità di pareri e normative chiare.
Formazione del personale e degli operatori del turismo; reti di impresa; creazione di reti di prodotto tra operatori e pubblico; innovazione e investimenti nella promo commercializzazione via web dei servizi turistici; accoglienza, qualificazione dei punti informativi e del personale addetto, promozione delle figure qualificate dei servizi turistici (guide); campagne di comunicazione mirate, sono queste alcune delle priorità indicate dagli operatori. Ma, soprattutto è necessaria una strategia ed una governance che permetta di favorire la crescita del prodotto-destinazione ‘Taranto e la sua provincia’ in grado di competere nel contesto regionale turistico. E per far ciò è necessario che tutti gli attori del territorio e la comunità locale si facciano interpreti di un progetto di cambiamento.