La creatività e la professionalità di Alberto Pepe hanno generato “Authorea”: è una piattaforma dove più utenti lavorano sullo stesso documento, possono fare annotazioni, commenti nel testo
Ama definirsi un “cervello in viaggio” più che un “cervello in fuga”. Ha studiato a Manduria sino al liceo e poi, nel 1998, si è trasferito a Londra, per frequentare un corso di Fisica e Astrofisica. Ora si trova negli Usa, a Brooklyn, dove ha creato, con un altro socio, una start up, denominata “Authorea”, che rivoluziona il mondo delle pubblicazioni scientifiche.
Alberto Pepe, questo il suo nome, ha 36 anni. E’ appassionato, sin da bambino, di lingue, viaggi e astronomia. Il suo curriculum è di tutto rispetto: laurea in Astrofisica alla University College of London, dottorato a Ucla (Los Angeles) e post doc ad Harvard. Vanta, inoltre, collaborazioni con enti prestigiosi come il Cern di Ginevra, il Cineca, a Bologna, la borsa Marie Curie e la Nasa.
«Durante la mia esperienza accademica ho capito che c’era un problema: le pubblicazioni scientifiche avvenivano ancora con metodi antidiluviani, come se la Rete non fosse mai esistita» ha recentemente affermato Alberto Pepe. «I ricercatori collaboravano alla stesura di un articolo aggiungendo pezzi e scambiandosi i file in word. Insomma, facciamo una ricerca da 21° secolo, ma scriviamo e diffondiamo i risultati con strumenti del secolo scorso, creati prima dell’invenzione di Internet. Ancora peggio, confezioniamo i risultati in un formato da 17° secolo, lo stesso che Galileo ha inventato per comunicare con la sua comunità scientifica e con le autorità ecclesiastiche. Tuttavia, Galileo nei suoi articoli scientifici comprendeva tutti i dati delle sue osservazioni. Questo è impossibile oggi, perché la mole dei dati è diventata enorme, quindi si pubblica solo una versione molto superficiale dei dati usati, dando un collegamento a un server in cui è disponibile tutto il materiale. Ma tutto il processo è molto statico».
La creatività e la professionalità di Alberto Pepe generano “Authorea”, alla cui realizzazione partecipa anche il collega californiano Nathan Jenkins.
«È una piattaforma dove più utenti lavorano sullo stesso documento, possono fare annotazioni, commenti nel testo» ha spiegato Alberto Pepe. «Copiare e incollare contenuti, inserire dati, statistiche, formule matematiche, tutto su un unico file e pochi click. Un po’ come succede con un Google doc».
Un’idea estremamente innovativa, sulla quale puntano gli investitori a stelle e strisce: “Authorea” ottiene un primo finanziamento di 610mila dollari, al quale ne segue un altro da un milione e mezzo di dollari (erogati da Lux Capital e Knight Foundation).
L’università di Harvard è stata fra le primissime istituzioni ad aderire alla piattaforma, che ora ha 85 mila utenti di vari Paesi del mondo nei campi scientifici.