Nei Comuni dell’area orientale si continua a riscontrare un eccesso di carcinoma della tiroide nel sesso femminile
Sono stati 9.962 i nuovi casi di tumore che hanno colpito gli uomini nel periodo 2009-2011. Nelle donne, invece, 8.253 nuovi casi. Poco più di 18mila quindi. Uomini colpiti più delle donne. Mesotelioma, carcinoma epatico, vescicale e polmonare, i tumori più «maschili» nella nostra provincia, a conferma della probabile responsabilità di esposizioni professionali, derivanti cioè dal lavoro svolto o dal contatto con gli ambienti di lavoro. Rispetto al resto del Sud, colpiscono in maniera più elevata anche il carcinoma del fegato, del rene, il linfoma non hodgkin e il carcinoma della prostata e dello stomaco sempre nei maschi. Nelle donne, invece, è sempre il cancro della mammella il killer numero uno. In entrambi i sessi, poi, i tarantini continuano ad ammalarsi di più rispetto al resto del Meridione per cancro al colon, melanoma, cancro della tiroide e dell’encefalo.
Sono i primi dati che emergono dall’aggiornamento per il 2009-2011 del Registro Tumori della provincia di Taranto. Lo studio, i cui dati tecnici più dettagliati saranno pubblicati nei prossimi mesi, evidenzia inoltre che nei comuni di Taranto e Statte, la popolazione è più colpita rispetto al resto della provincia dal carcinoma di stomaco, colon, fegato, polmone, melanoma, mesotelioma, rene, vescica, tiroide (nei maschi), linfoma non hodgkin, mammella, cervice uterina e prostata. E questo - suggerisce la coordinatrice del Registro Tumori, Antonia Mincuzzi - attesta la necessità di porre particolare attenzione in termini di assistenza e sorveglianza ai residenti nell’area a rischio ambientale. Da rilevare anche la problematica del carcinoma tiroideo nel sesso femminile soprattutto nella zona orientale della provincia.
Insomma, fondamentalmente una conferma di quanto già si sapeva dal primo report del Registro Tumori pubblicato nel 2014 (anni 2006-2008) che - come ricorda il direttore del Registro Tumori, Sante Minerba - aveva evidenziato l’eccesso, rispetto al resto del Sud, di rischio per carcinoma della mammella, collo dell’utero e ovaio nelle donne, nonché di carcinoma del polmone e della vescica negli uomini (anche rispetto al resto d’Italia).
Nei Comuni dell’area orientale, inoltre, già si era riscontrato un eccesso di carcinoma della tiroide nel sesso femminile. La maggiore incidenza neoplastica nel Comune di Taranto rispetto al resto della provincia era emersa con altrettanta consapevolezza già in quel primo report. Per contro, evidenzia sempre Minerba, nell’intera popolazione provinciale, rispetto al resto del Paese, risultavano in difetto i rischi per alcuni tumori correlabili con le abitudini alimentari come i carcinomi dello stomaco, del colon e del retto.
Ma ecco quanto hanno colpito le patologie oncologiche nella nostra provincia nel periodo di aggiornamento del Registro: tumori dello stomaco, maschi 368, femmine 216; colon, maschi 769, femmine 727; retto e ano, maschi 371, femmine 274; fegato, maschi 483, femmine 212; polmone e bronchi, maschi 1674, femmine 317; pelle, maschi 205, femmine 213; mesotelioma, maschi 99, femmine 22; rene e altri organi urinari, maschi 289, femmine 149; vescica, maschi 1.315, femmine 212; tiroide, maschi 198, femmine 650; linfoma non Hodgkin, maschi 298, femmine 235; encefalo e Snc, maschi 155, femmine 148; mammella, 2.445; cervice uterina 124; prostata 1.612.
«Dai risultati evidenziati - scrive nelle conclusioni la coordinatrice del Registro, Mincuzzi -, occorre sottolineare che, indipendentemente dall’eventuale riduzione dell’esposizione all’inquinamento ambientale, risulterà evidente ancora per molti anni l’eccesso delle patologie oncologiche nell’area a rischio». E «richiederà un miglioramento della rete assistenziale attraverso il potenziamento dell’assistenza oncologica grazie ai fondi (progettuali e quindi temporanei) del Centro salute e ambiente e Terra dei fuochi». Misure indispensabili sono, dunque, la stabilizzazione del personale impegnato nelle attività di rilevazione dei dati come in quelle di sorveglianza e di valutazione epidemiologica, nonché il potenziamento delle strutture di assistenza con il rafforzamento degli organici storicamente sottodimensionati e la realizzazione del nuovo ospedale San Cataldo. Necessaria anche la sorveglianza delle categorie più esposte a rischi professionali e il completamento degli screening di mammella, cervice uterina e colon.