Arriva per inaugurare il secondo piano del museo, ma anche per parlare di Ilva e di porto
Come annunciato in una sua e-news di maggio e confermato qualche giorno fa, il premier Matteo Renzi sarà presto in visita ufficiale presso la città di Taranto. E’ atteso nel capoluogo jonico venerdì 29 luglio prossimo e l’occasione che ne segna il ritorno, a distanza di circa due anni dalla precedente, è l’inaugurazione del secondo piano espositivo del rinnovato “Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MarTA”.
Il polo museale è infatti oggetto di attività di rimodernamento interno e arricchimento con nuovi reperti, tesori dall’inestimabile bellezza che faranno di Taranto polo di riferimento nazionale per lo studio della Magna Grecia.
Ma non basta, la giornata si preannuncia molto densa. Il presidente del Consiglio ha anticipato che tra i temi che verranno affrontati vi saranno anche le «questioni legate a Ilva oltre che al Porto».
La data prescelta è, probabilmente, frutto di un accorto studio dell’agenda politica parlamentare: oggi, 26 luglio, si discute in via definitiva al Senato del cosiddetto decreto “Salva Ilva” e la sua conversione in legge dopo il ricevuto assenso della Camera dei Deputati (decreto che potrebbe giungere a compimento a distanza di quattro anni esatti dal provvedimento di sequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico ed arresto dei patron Riva). Contestualmente ai lavori in aula e in contrasto ad essi, proclamato per domani uno sciopero di 24 ore dell’USB e previsto un corteo dei lavoratori guidati dallo slogan “L’ambiente, la salute e i lavoratori non si affittano e non si vendono”.
Mercoledì 27 luglio, invece, è il giorno della firma dell’importante accordo tra Regione Puglia, Governo e Agenzia Nazionale di somministrazione per la presa in carico da parte di quest’ultima dei 520 addetti della società “Taranto container”, concessionaria della banchina del molo polisettoriale del porto di Taranto in liquidazione da oltre un anno. E’ previsto che questi lavoratori non siano licenziati né messi in mobilità, ma attraverso un percorso apposito saranno tutti ricollocati entro 36 mesi a partire dal’1 gennaio 2017.
Silvia De Maglie