I punti salienti: possibilità per chi si aggiudicherà l'Ilva di modificare l'attuale Aia del 2014; la proroga al 31 dicembre 2018 del termine ultimo per l'attuazione del Piano Ambientale; l'estensione dello scudo penale, civile e amministrativo ai nuovi acquirenti e la mancanza di garanzie certe sui livelli occupazionali
La proroga all'attuazione del piano ambientale si è resa necessaria per la volontà del Governo di far valutare i piani proposti dai due gruppi in corsa (la joint venture Am Investco Italy formata da ArcelorMittal e Marcegaglia, e dalla newco AcciaItalia costituita fra Cdp, il gruppo siderurgico Arvedi e da Delfin) da una troika di esperti nominati dal Ministero dell'Ambiente. La troika avra' 120 giorni di tempo per decidere dilatando così i tempi di cessione.
Ma il punto sul quale il dibattito parlamentare si e' acceso con particolare veemenza e' stata l'estensione dello scudo penale, civile e amministrativo dai commissari straordinari ai nuovi acquirenti privati. Un'"isola di impunita'" l'hanno definita i Pentastellati, "l'ultima oscenita' del Pd" l'hanno stigmatizzata Beppe Civati e i deputati di Possibile. Tuttavia nei lavori in Commissione il perimetro del salvacondotto e' stato definito e circoscritto e il testo ora esce dalla Camera precisando che le "condotte poste in essere" dall'affittuario o dall'acquirente (o dai soggetti da questi "funzionalmente delegati") per attuare il Piano Ambientale, sono coperte dallo scudo solo fino "alla scadenza del 30 giugno 2017" (termine per l'adempimento di tutte le prescrizioni Aia) "ovvero per un periodo ulteriore non superiore ai 18 mesi" di proroga (cioe' 31 dicembre 2018).
Scaduto questo temine, ha chiarito il relatore di maggioranza Alessandro Bratti "riprendera' la gestione ordinaria del gruppo Ilva. In quel momento il nuovo acquirente sara' soggetto alla normativa ordinaria". Un punto del decreto che ha avuto qualche rilevanza mediatica e' stato il paventato rischio di un ricarico sulle bollette elettriche degli oneri derivanti dalla copertura finanziaria dei 400 milioni versati a favore dell'Amministrazione Straordinaria dell'Ilva nell'esercizio del 2016.
Il decreto prevede che nella contingenza a fare da bancomat sia la Cassa dei Servizi Energetici e ambientali (l'ex Cassa conguaglio del settore elettrico). La somma dovra' essere restituita entro il 2018 dall'Amministrazione Straordinaria, ma se cio' non dovesse avvenire - e' stato l'allarme dell'Authority dell'Energia - si rischia che l'onere finisca in bolletta pagato da tutti. Il Mise ha garantito che il "prestito" sarà temporaneo, le opposizioni temono che al dunque il Siderurgico (che macina perdite stimate dai M5S sui 2,5 milioni al giorno) si trovi le casse vuote e non possa restituire il prestito.