I manifestanti: «L’Ilva ci ammazza»
Il premier Matteo Renzi ha inaugurato ieri mattina il nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (Marta). Con lui il ministro della Cultura Dario Franceschini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Prima del suo intervento, Renzi ha visitato il secondo piano del museo che, tra i suoi tesori, annovera la Tomba dell’Atleta - sarcofago che contiene i resti di un atleta che partecipò alle Olimpiadi dell’Antica Grecia - e diversi reperti dell’era ellenica e pre-ellenica.
«Investire in cultura non è uno sfizio, è l’elemento chiave di svolta del nostro Paese in un momento storico in cui si uccidono i sacerdoti», ha affermato il premier. «Troppo spesso la politica a Taranto ha pagato con assegni a vuoto, noi siamo qui per dire che è finita la stagione degli assegni a vuoto». La mia «è tutt'altro che una passerella, noi siamo qui per verificare i risultati concreti e cosa manca», ha aggiunto. «Oggi è un passo avanti. Il prossimo saranno più risorse perché questo museo possa avere vita forte, presenza reale. Consideriamo il MarTa l’occasione per provare a dare alla città non solo la bellezza della propria propria storia, ma anche la bellezza del proprio futuro».
«CI VUOLE UNO SFORZO COLLETTIVO» - Poi il delicato passaggio sull'Ilva. «L'attenzione su Ilva deve esser molto chiara. Noi abbiamo a cuore la salute dei cittadini, la politica per anni non ha fatto il suo lavoro e noi stiamo facendo gli straordinari per recuperare, ma ci vuole uno sforzo collettivo. Io mi prendo gli insulti, non ho paura, ma mi sta a cuore che Taranto tenga insieme il sacrosanto diritto alla salute con il sacrosanto diritto al lavoro».
Al momento dell’arrivo del capo del governo era ancora in corso il protesta messa in campo appunto per la gestione del governo dell’Ilva: i manifestanti hanno presidiato, tra striscioni, cori e anche qualche fumogeno, lo spazio antistante l’ingresso al museo, sorvegliati da vicino dalle forze dell’ordine in assetto anti-sommossa.
I manifestanti - che includevano diverse sigle della sinistra radicale e Cobas - sono partiti dal centro della piazza Garibaldi, dove si affaccia il museo, per dirigersi all’ingresso del MarTa. Ilva, questione ambientale, decreti del governo, l’oggetto della loro protesta, simboleggiata da un grande striscione con la scritta «Ci stanno ammazzando» e con sotto tre passeggini vuoti. «Il decreto Ilva è contro Taranto, contro i cittadini, contro i lavoratori», hanno urlato a più riprese, prendendosela con il premier ma anche con i sindacati confederali: «Sono suoi complici e vogliono farsi il loro incontro invece di indire uno sciopero nella giornata di oggi», è stato sottolineato dal presidio di protesta.
La manifestazione si è poi spostata davanti alla sede della Prefettura prima dell'arrivo di Renzi, giunto per la firma del Contratto istituzionale di sviluppo della città. «Taranto libera, Taranto libera», hanno gridato diverse decine di persone. La protesta ha registrato qualche momento di tensione. Il deputato tarantino Michele Pelillo, ex assessore della Regione, è stato oggetto di alcune invettive ed è arrivato in prefettura scortato e con la giacca bagnata. «Ci devi tutelare», gli hanno urlato i manifestanti, che includono Cobas, diverse sigle della sinistra radicale e anche lavoratori dell’Ilva.