sabato 23 novembre 2024


12/08/2016 13:59:18 - Salento - Cultura

 Date le dimensioni della scultura, si può forse ricollegarla ad un importante edificio sacro della città, magari la stessa Cattedrale

Nell’atrio del vecchio Seminario di Lecce è collocata, fra le altre cose, una scultura figurata in pietra calcarea, di grandi dimensioni. Nessuno studioso pare si sia finora occupato di essa, alla stregua di tutti i pezzi attualmente depositati nell’atrio, che sono in attesa di una sistemazione idonea.

La pausa estiva ha rappresentato per noi l’occasione per riflettere su quest’opera mutila, che in origine doveva costituire un esempio notevole di plastica monumentale. I problemi principali posti dal pezzo sono: la natura del soggetto rappresentato; la datazione; l’ambito culturale di riferimento; l’originaria collocazione.

Consideriamo partitamente le varie questioni. In primo luogo, ci pare che il frammento possa rappresentare un leone, di cui si è conservato solo l’addome. In corrispondenza del muso, si  intravedono le ciocche della criniera, realizzate in maniera sintetica. Non sappiamo se l’animale fosse stiloforo, poichè la parte posteriore del tronco è andata perduta. Il modellato della scultura è rude ed essenziale, o meglio, per utilizzare  un’espressione frequente tra gli studiosi , “duro”.

Tali aggettivi qualificano tutta una produzione scultorea del Medioevo occidentale, quella realizzata nei secc.XI-XII, che per ciò che riguarda il Sud Italia è stata oggetto di un’attenta disamina da parte di studiosi di varia provenienza e formazione (Wackernagel, Belli d’Elia, Garton, Pace, ecc.).

Ci limitiamo a segnalare un contributo fondamentale per inquadrare la produzione pugliese, quello di P.Belli d’Elia, corredato di un ricco apparato iconografico [Cfr,P.Belli d’Elia, Alle sorgenti del Romanico.Puglia XI secolo (Bari 1975)].

Le sculture pugliesi di sec.XI-XII che è possibile oggi apprezzare si trovano quasi tutte in Terra di Bari. Nel territorio salentino esse non sono numerose, poiché i monumenti che le ospitavano (soprattutto cattedrali e qualche chiesa minore) sono stati quasi tutti demoliti, in conseguenza del rinnovamento barocco dei principali centri urbani. Quell’ondata di cambiamento ha provocato la perdita pressochè totale del patrimonio architettonico e plastico d’età medievale, che a giudicare dalle memorie degli eruditi e dalle incisioni superstiti doveva essere davvero significativo.

A Lecce, per esempio, è possibile apprezzare solo qualche frammento erratico di età romanica, come le due coppie di leoni attualmente collocati nel Museo Provinciale. Altri esempi più o meno integri della stessa tipologia sono quelli addossati al portale della cappella di Aurio, presso Surbo; quelli collocati nell’atrio del Vescovado di Oria; quelli pertinenti alla chiesa di San Giovanni al Sepolcro, e pochi altri. Questi esemplari sono stati ricondotti ad una temperie  culturale schiettamente occidentale, cui il Sud Italia partecipa soprattutto attraverso la mediazione della committenza normanna.

Se i modelli figurativi locali si inquadrano nell’ambito di quel grande fenomeno artistico europeo che è stato definito “Romanico”, gli scultori sono invece autoctoni, potendosi escludere nella gran parte dei casi, anche per motivi pratici, l’intervento di maestranze straniere.

Quale l’originaria collocazione del pezzo del Seminario di Lecce? Impossibile ipotizzarlo. Date le dimensioni della scultura, si può forse ricollegarla ad un importante edificio sacro della città, magari la stessa Cattedrale. In conclusione, invitiamo gli studiosi a riconsiderare questo pezzo, pur mutilo e offeso  dal tempo e dall’incuria degli uomini.

Un’opera che ha catturato la nostra attenzione, come tutte quelle del Romanico “sorgivo”, che con il loro modellato rude comunicano il fascino arcaico di un’epoca lontanissima.  

 

Nicola Morrone

 











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