Le storie dei due atleti pugliesi della squadra azzurra che parteciperà ai Giochi di Rio. Il primo gareggia nell’arco e il secondo nell’handbike: "Una ricompensa dopo anni di sacrifici»
Ai mercatini dell’usato Luca, 45 anni, cerca da qualche anno ogni tipo di lp uscito fra il 1985 e il 1989. Non solo degli amati Iron Maiden o Dire Straits. Si distrae così, quando passa dalla sua handbike iridata alla carrozzina. “Ascoltare i brani usciti in quel periodo mi fa tornare all’adolescenza, a quando andavo alle feste e avevo ancora le gambe”, racconta.
Dopo quel tuffo fatale a Giovinazzo, però, il campione del mondo di ciclismo paralimpico Luca Mazzone non ha annaspato nella tristezza: più che diversamente abile, si è scoperto straordinariamente abile. E dopo tre Paralimpiadi da nuotatore, con due argenti, dal 14 settembre l'atleta di Terlizzi cercherà a Rio de Janeiro la medaglia più pregiata nell'handbike. Non sarà l'unico pugliese in Brasile. Prima di lui è già partito Alessandro Erario, arciere, anch'egli classe 1971, paraplegico in seguito a un trauma che in pochi conoscono e nessuno racconta.
Ha scoperto il tiro con l'arco sei anni fa e ha iniziato a credere nelle sue potenzialità dopo aver vinto l'oro tricolore a Palermo nel 2013. In ambito internazionale l'atleta dell'Arcieri dello Jonio vanta un bronzo a squadre agli ultimi Europei e due agli Europei del 2014, individuale e a squadre. Oggi spera che a Rio de Janeiro, da sabato prossimo, il fattore emotivo rimescoli i pronostici per tentare l'assalto al podio: "Il mio obiettivo è tirare nel miglior modo possibile. Se ci riuscirò, sarò soddisfatto".
Schivo, riservato, Alessandro Erario. Non ama le copertine né la luce dei riflettori che invece Luca Mazzone ha imparato a conoscere. Due volte argento a Sidney 2000 nel nuoto, otto volte campione del mondo fra prova in linea, staffetta e cronometro e una volta argento ai Mondiali di handbike, fra il 2013 e il 2015. Manca l'oro olimpico per chiudere il cerchio, anche se lui non vuole farne un chiodo fisso: "Voglio lottare al meglio contro chiunque per ottenere il massimo possibile, ma ciò non significa che la medaglia d'oro olimpica sia la mia ossessione". Dovesse arrivare, la dedica è pronta: "A mio padre, che non c'è più da vent'anni e mi protegge da lassù".
Cresciuto con il mito di Pietro Mennea, dei fratelli Abbagnale e del nuotatore russo Aleksandr Popov, è rimasto sportivo anche dopo quel tuffo malriuscito ed è diventato uno dei simboli dell'handbike assieme all'ex pilota di Formula 1 e volto televisivo Alex Zanardi. E come tanti sportivi, ha una sua piccola e inseparabile abitudine. In gara usa gli stessi guanti indossati negli allenamenti, in qualsiasi condizione essi siano. "Anche se sono usurati o rabberciati. Preferisco portare con me nell'occasione più importante i guanti che mi hanno protetto nei mesi di preparazione all'evento, così come la bici".
La handbike è la sua grande passione, scoperta nel 2004 come integrazione dell'allenamento per il nuoto e riscoperta definitivamente quattro anni dopo. Poi c'è la musica, la collezione di lp arricchita anche dopo la rottura del giradischi, Burn dei Deep Purple che campeggia fiammeggiante, Sultans of swing dei Dire Straits, gli ultimi Iron Maiden. E i fumetti: "Da ragazzino avevo la collezione completa di Dylan Dog e Tex Willer. Sono un bel ricordo di quando stavo bene. Ora mi dedico maggiormente all'attualità politica e ai libri di mental coaching, nella mia indole sportiva".
Alessandro Erario ha conquistato la carta olimpica nel tiro con l'arco a Saint Jean de Monts, in Francia, lo scorso aprile. "L'Olimpiade è l'obiettivo di ogni atleta, una ricompensa per i tanti sforzi fatti", racconta. In Brasile non ha avuto problemi a farsi capire. Oltre all'italiano parla inglese, francese, spagnolo e portoghese. Insomma, è andato agevolmente oltre il "bom dia". Laureato in agronomia, perfezionatosi in un master a Bologna, ha vissuto in Brasile per alcuni mesi fra il 2010 e il 2011. Prima di tuffarsi con convinzione nell'avventura agonistica con l'Arcieri dello Jonio ha sposato Mimma, alla quale ha dedicato la qualificazione alle Paralimpiadi. È lei che lo incoraggia e che ne fa le veci al pub, lasciandosi sfuggire soltanto qualche volta un "ah, se l'arco potesse lasciarti libera qualche domenica...".
E proprio lei conferma che, al di là del traguardo, Alessandro si concentrerà sulla prestazione: "Lui cerca le buone frecce, poi guarda il risultato". Il segreto di Alessandro, bravo a disimpegnarsi anche nelle gare con i normodotati, lo svela Antonio Fusti, numero uno della Fitarco Puglia: "Ama il sacrificio e riesce ad allenarsi anche quattro-cinque ore, a giorni alternati, ma cercando sempre la qualità del tiro. Quando tira si isola da tutto ciò che lo circonda, alla ricerca del gesto tecnico perfetto. Lo farà anche a Rio".
Fonte: rete