NON SI VIVE DI LAVORO
Non si conosce l'ora di partenza e ben che mai quella del ritorno.
Ma, quando all'improvviso si sente quel rumore silenzioso,
si risveglia il cuor di chi ha atteso, tutta la notte o tutto il giorno,
ed il sorriso regna in un clima, magicamente, diventato festoso.
Ad ogni rientro, corrisponde un dono dalle sue mani,
se si arriva fino in fondo, la nostra vita sarà piena di regali.
Per adesso prepariamoci a programmare il domani,
ben sappiam che i giorni non son tutti uguali.
L'ennesimo annuncio della tragica fine di uno di tanti,
scatena polemiche, astensioni ed inutili rimpianti.
Un giorno pieno di lacrime e di rabbia inferocita,
non serve a ripagar la perdita di un'altra vita.
Quegli occhi spenti non vedranno mai il presente,
di un'esistenza stroncata in modo prematuro,
ma i responsabili, infiltratisi tra tanta gente,
pretendono di conoscere anche l'incognito futuro.
Le mani, diventate nere , per il doveroso e onesto fare,
profumano di rabbia, non potendo più accarezzare,
quel tenero volto che ora piange sull'altare.
Quel quotidiano regalo del ritorno è tutto da scordare.
C'è chi vive di miseria e si spegne in un istante,
chi, in modo silenzioso, si spegne lentamente.
C'è chi non ricorda l'accaduto e naviga nell'oro,
e chi, per il lavoro ha perso il suo tesoro.
L'interesse ed il profitto non prevalgano sulla vita.
Con questa sporca guerra, facciamola finita.
E' l'unico modo per non dimenticare,
chi, con quelle mani nere, non potrà mai più tornare
Gregorio Pizzi