Partita la campagna contro i delfinari: l’area dell’isola di San Paolo, a Taranto potrebbe essere proposta come location per un rifugio che offra accoglienza ai delfini provenienti da delfinari e le cure a quelli che sopravvivono agli spiaggiamenti
Il vero e unico spettacolo dei delfini è in mare. Il mare di Taranto è uno dei loro regni. Partecipare a una delle escursioni organizzate dall’associazione di ricerca scientifica Jonian Dolphin Conservation (Jdc) per l’avvistamento dei cetacei nel Golfo è una esperienza fuori dall’ordinario. L’attività di ricerca diventa un viaggio alla scoperta dei delfini, della natura, dei miti e delle leggende. Ieri è passata da Taranto la campagna nazionale di Lav e Marevivo contro i delfinari e a sostegno del progetto di rifugio per delfini a mare in Italia. I rappresentanti delle due associazioni, in collaborazione con la Jdc, che dal 2009 fa attività di ricerca nel golfo di Taranto e organizza le escursioni per gli avvistamenti con una percentuale di riuscita di oltre il 95%, hanno ospitato i giornalisti a bordo dei catamarani “Taras” ed “Extraordinaria” per l’attività di Dolphin watching. Proprio l’area dell’isola di San Paolo, a Taranto, baricentrica rispetto ai bacini tirrenico e adriatico, nonché ai mari siciliani, potrebbe essere proposta come location per un rifugio che offra accoglienza ai delfini provenienti da delfinari e le cure a quelli che sopravvivono agli spiaggiamenti.
«In Italia - hanno evidenziato Gaia Angelini e Rosj Savino della Lav e Laura Gentile di Marevivo - i delfinari non hanno alcuna funzione educativa, né rispettano gli obiettivi scientifici o di conservazione delle specie, cui si deve la loro esistenza legale, producendo invece un enorme business nell’ambito dell’entertainment, dello spettacolo e del turismo: un inganno inaccettabile». Sono state raccolte più di 85mila firme a sostegno della richiesta di vietare l’importazione di delfini e altri cetacei per gli spettacoli e vietarne la riproduzione in cattività; di dismettere i delfinari e strutture simili e creare un rifugio dove poter ospitare i delfini provenienti da strutture dismesse.
L’attività di dolphin watching dello Jonio anche in questa occasione non ha tradito le attese. Una giornata di mare con i ricercatori della Jonian Dolphin Conservation, associazione presieduta da Carmelo Fanizza, permette di provare l’emozione di essere coinvolti in tutte le fasi della ricerca, dall’avvistamento sulla torretta sino alla raccolta dei dati utili alla tutela dei cetacei. Gli sbuffi delle ciminiere non hanno impedito ai delfini - in particolare le «stenelle striate» - di creare un nido in cui fanno nascere e crescere la prole, anche grazie alle condizioni batimetriche dei fondali e all’elevata disponibilità di cibo. L’associazione aderisce dal 2010 al portale interattivo della Duke University che raccoglie a livello mondiale i dati sugli avvistamenti dei cetacei.
Chi si imbarca sui catamarani della Jdc ha la possibilità di identificare i delfini fotografando la loro pinna dorsale, ascoltare e registrare fischi degli esemplari, raccogliere dati di valutazione ambientale delle acque del Mar Ionio e compilare le schede di avvistamento cetacei. Dati, questi, trasmessi e consultabili sull’Obis-Seamap (Ocean Biogeographib Information System).
Lav, Marevivo e Jonian Dolphin Conservation marcano a fuoco il loro «no» ai delfinari, ricordando che «si tratta di mammiferi marini che vivono in nuclei familiari allargati e che amano socializzare e nuotare liberamente in mare. Vengono invece costretti ad esibirsi in spettacoli innaturali solo per far divertire grandi e piccini». E numerosi studi scientifici hanno dimostrato che nei delfinari si riduce notevolmente la speranza di vita dei delfini, sottratti improvvisamente al loro habitat naturale. Chi vuole ammirare lo spettacolo di questi splendidi esemplari ha comunque un’alternativa: si chiama dolphin watching. Ed è bellissimo ammirare il delfino, vederlo giocare, saltare, e scoprire i segreti di questo magico mondo.