Renzi: «La transazione con i Riva che sarà siglata nelle prossime ore porterà più di un miliardo per il risanamento ambientale»
Il premier fa riferimento, in realtà a un'intesa che sarà raggiunta tra i commissari dell’Ilva e le società del gruppo Riva che prevede il ritiro di una lunghissima serie di ricorsi a Tar e Consiglio di Stato oltre a cause civili che vedevano contrapposte le due parti, con richieste di risarcimento danni miliardarie e procedure che potevano potenzialmente procurare molti guai. Una firma, in realtà che non porta di fatto soldi se non attraverso altri tre "accordi" che vedono in campo le procure di Taranto e Milano, con il versamento da parte dei Riva di oltre un miliardo e 300 milioni di euro quale patteggiamento per la responsabilità penale delle società come RiveFire e RivaForni, nelle vicende Ambiente Svendito di Taranto e del processo per bancarotta fraudolenta in corso a Milano.
Con il pool di magistrati guidato da Francesco Greco, che indaga sulla messa in liquidazione di Riva Fire tanto da averne chiesto il fallimento, l’intesa è stata raggiunta e prevede che la società versi poco più di 230 milioni di euro per chiudere il procedimento penale e consentire a Riva Fire entro la fine dell’anno di andare in amministrazione straordinaria. Con la Procura di Taranto, invece, il confronto - tra il procuratore capo Carlo Maria Capristo e l’avvocato Pasquale Annicchiarico, team leader della difesa della famiglia Riva - è serrato, vista l’imminente udienza, e prevede, sullo sfondo, la richiesta di applicazione della pena per Riva Fire e Riva Forni elettrici con la confisca, nei confronti della prima, di un miliardo e 100 milioni di euro bloccati in Svizzera a seguito di una inchiesta per riciclaggio della Procura di Milano e svincolabili, previa ovviamente intesa tra le parti, già a partire dall’udienza fissata alla corte del Jersey per il prossimo 2 febbraio. A poco più di un paio di milioni di euro ammonterebbe invece la sanzione pecuniaria per Riva Forni Elettrici.
A questi soldi si aggiungerebbero i 241 milioni versati che arriverebbero dal patteggiamento dei tre commissari dell'Ilva. L'"intesa" raggiunta tra il procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo, e l’Ilva in amministrazione straordinaria, rappresentata da commissari Laghi-Gnudi-Carrubba, il patteggiamento di Ilva nel processo Ambiente Svenduto con 3 milioni di euro a titolo di sanzione pecuniaria, 8 mesi di commissariamento giudiziale e 241 milioni di euro di confisca quale profitto del reato, confisca da destinare - grazie ad un emendamento presentato al governo nella legge di bilancio appena varata dalla Camera - proprio alla bonifica del siderurgico. La proposta di applicazione della pena, sottoscritta oltre che da Capristo anche dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Raffaele Graziano e Remo Epifani, riceverà in queste ore l’indispensabile e preventivo via libera del comitato di sorveglianza - cosi come previsto dalla legge che dispose il commissariamento dell’azienda - e sarà proposto alla corte d’assise già nella prossima udienza del processo «Ambiente svenduto», fissata per il 6 dicembre.
Dal canto suo il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha replicato già l'altro giorno a Renzi spiegando che quelli di cui parla non sono soldi del Governo ma il frutto di un patteggiamento da parte dei Riva in due procedimenti penali in corso a Taranto e Milano (quest'ultimo per bancarotta). Provento di reato, insomma, in quanto somme soggette a confisca di "un ingiusto profitto". E ha aggiunto che "queste somme saranno sottratte alle parte civili". In Ambiente svenduto, sono più di mille le parti civili per una richiesta di oltre 30 miliardi di euro.