I lavori saranno aperti dalla Soprintendente Maria Piccarreta, mentre la relazione sul tema è affidata a Pierfranco Bruni, responsabile del “Progetto Etnie” del Mibact
Convegno sul tema “L’Etno–antropologia nella scuola: jemi arbereshe e zemera kendon”.
E’ il tema di un convegno sull’etno–antropologia a San Marzano tra scuola e beni culturali, in programma questa sera, alle 16,30, nel centro polifunzionale “Giovanni Paolo II” di via per Manduria.
«Un incontro significativo e innovativo tra beni culturali e scuola» si legge in una nota di presentazione dell’evento. «Un legame sempre più forte che caratterizza un modello innovativo di guardare al patrimonio culturale attraverso modelli di strategia conoscitiva educativa pedagogica e valorizzante. Il concetto di etno-antropologia pone al centro una dimensione immateriale del bene culturale. Proprio in virtù di ciò le tradizioni di una comunità sono identità e la lingua costituisce il bene immateriale primario. Soprattutto nelle comunità di minoranza etno linguistiche la lingua è da considerarsi il perno intorno al quale ruotano le diverse forme di appartenenza».
Il convegno di San Marzano (promosso dall’istituto comprensivo “Casalini” di San Marzano di San Giuseppe e dallo “Sportello Linguistico” del Comune di San Marzano, in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, arti e paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto, nell’ambito del progetto “Lingue ed Etnie” del Mibact), è un incontro che mette in movimento le istituzioni la società le famiglie e i ragazzi. La scuola e i beni culturali dialogano intorno ai temi dell'antropologia intesa come riferimento di recupero di civiltà e identità.
L’intervento introduttivo sarà svolto dalla dirigente scolastica Maria Teresa Alfonso, mentre i saluti saranno portati dal sindaco di San Marzano, Giuseppe Tarantino. I lavori saranno aperti dalla Soprintendente Maria Piccarreta, mentre la relazione sul tema è affidata a Pierfranco Bruni, responsabile del “Progetto Etnie” del Mibact. Il programma si presenta ricco e articolato attraverso la presenza di canti e danze della cultura arbereshe, marocchina, dai gruppi folk e da “Suoni del Mediterraneo”.
«Ciò è evidente che in un tempo in cui il Mediterraneo non è soltanto una geografia o un “modello” geopolitico l’antropologia delle etnie assume una concordanza con quelle eredità che hanno attraversato la civiltà pre Magno Greca sino a tutto il contesto Romano» è riportato nella nota. «È proprio nello spaccato tra le identità greche, neogreche e latine che le etnie del Mediterraneo assumano una valenza sia politica sia prettamente antropologica sia metafisica».