lunedì 23 settembre 2024


17/01/2017 16:25:40 - Provincia di Taranto - Attualità

Concesso a Riva Fire di formalizzare il patteggiamento della pena

Slitta ancora il processo “Ambiente svenduto”, sul presunto disastro ambientale di Taranto. La Corte d’Assise accorda un nuovo rinvio, al 3 marzo, su richiesta dell'avvocato Massimo Lauro per consentire al curatore speciale dell’ex Riva Fire, la società dei Riva che controllava l'Ilva di Taranto (ora Partecipazioni industriali in amministrazione straordinaria) di conoscere lo stato di passivo della società, attivare le procedure e raccogliere tutte le autorizzazioni dal ministero competente per formalizzare il patteggiamento della pena.
Protestano intanto gli ambientalisti: “tra un rinvio e l’altro il processo stenta a decollare e rischia di morire con la prescrizione prima ancora di partire - commenta Angelo Bonelli dei Verdi - siamo preoccupati dai patteggiamenti. Con l'accordo coi Riva, un miliardo e 300 milioni anziché risarcire la città andranno alla fabbrica e il principio 'chi inquina paga' non verrà applicato”.
Le tre società, Ilva, Riva Fire e Riva Forni, le prime due ammesse in amministrazione straordinaria, chiederanno il patteggiamento della pena per uscire subito dal processo pagando una pena pecuniaria. “Che succede al processo?” Si chiedono gli ambientalisti dell'associazione Taranto Respira, “con i patteggiamenti la strada dei risarcimenti alle migliaia di parti civili diventa in salita”.
Secondo gli ambientalisti “da processo del secolo, chiamato a dare risposta alle richieste di giustizia di un intero territorio, c'è il rischio che diventi una amara beffa. I patteggiamenti non solo smarcano le società imputate dalle richieste di risarcimento (da 30 miliardi di euro) delle migliaia di parti civili ma aprono anche la strada al dissequestro degli impianti dell'area a caldo del siderurgico, soft sigilli con facoltà d'uso dal luglio 2012”.










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