L’ipotesi di esuberi per Taranto prevede la «sospensione» di 433 lavoratori dell’area Ghisa, 821 dell’area Acciaieria, 988 dell’area Laminazione, 916 dell’area Tubifici-Rivestimenti tubi-Fna, 896 dell'area Servizi-Staff e 939 dell’area Manutenzioni centrali (in totale 4.114 operai, 574 impiegati, 296 equiparati)
L’Ilva ha confermato ai sindacati di categoria la necessità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria (ex art.7 comma 10 tr, legge 236/93) per 4.984 dipendenti dello stabilimento di Taranto e 80 dello stabilimento di Marghera. Nel documento consegnato alle organizzazioni sindacali durante il consiglio di fabbrica, l’Ilva fa presente che si rende necessario «effettuare fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti a valle e a monte del ciclo produttivo a caldo di Taranto, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane».
L’ipotesi di esuberi per Taranto prevede la «sospensione» di 433 lavoratori dell’area Ghisa, 821 dell’area Acciaieria, 988 dell’area Laminazione, 916 dell’area Tubifici-Rivestimenti tubi-Fna, 896 dell'area Servizi-Staff e 939 dell’area Manutenzioni centrali (in totale 4.114 operai, 574 impiegati, 296 equiparati). L’azienda ha precisato in oltre che «le fermate dell’area di lavorazione a valle dell’area fusoria saranno modulate tra loro in modo alternato e, quindi, l’effetto non sarà cumulativo.
Lo stesso sito di Marghera, quindi, potrà essere interessato da una fermata totale e completa, sia pure per un periodo parziale e in stretta interdipendenza con il sito ionico».