«Sono felice, ma nulla potrà bilanciare le sofferenze che ho patito in questi vent’anni»
Lo arrestarono il 15 maggio 1996, aveva 30 anni. Un pentito, testimone “de relato” (riferiva cioè informazioni apprese da altri), lo accusava dell’omicidio di Lorenzo Fersurella, ucciso con colpi di pistola nel tarantino per contrasti nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti facendo sparire il corpo. Una parola pronunciata in dialetto durante un colloquio con la moglie, che venne equivocata, convinse gli inquirenti della sua colpevolezza. Ma dopo quasi 21 anni di carcere Angelo Massaro, 51 anni di Fragagnano, è stato assolto nel processo di revisione dalla Corte d’Appello di Catanzaro e scarcerato.
E’ stato così ribaltato l’esito della sentenza definitiva che lo condannava a 24 anni di reclusione (diventati 30 per cumulo di pena comprensivo di una condanna a 11 anni per associazione finalizzata allo spaccio di droga) per un omicidio mai commesso. Angelo Massaro è tornato in libertà ieri, ma non ha raggiunto subito la sua famiglia nel paese di origine.
«Si sente un po' spaesato. Non è facile - ha riferito l’avv. Salvatore Maggio, che ha difeso l’imputato con il collega Salvatore Staiano - vedere dopo 21 anni sempre in una cella le macchine, il bar, la strada. Il mondo è cambiato. Gli gira la testa, ha paura. Faceva i colloqui con i familiari ogni 15 giorni. I suoi figli ora sono maggiorenni. Quando fu arrestato il secondogenito aveva appena 45 giorni».
Non appena uscito dal carcere, secondo quanto riferito dai suoi legali, Massaro ha detto: «Sono felice, ma nulla potrà bilanciare le sofferenze che ho patito in questi vent'anni».
La vicenda di Angelo Massaro era stata oggetto anche di una interrogazione parlamentare dei Radicali. Nel 2011 fu assolto dall’accusa di aver commesso un altro omicidio dopo l'annullamento con rinvio da parte della Cassazione. Anche in quella occasione era stato chiamato in causa da un pentito. L'uomo è stato detenuto a Foggia, Carinola (Caserta), Taranto, Melfi e Catanzaro, quasi sempre lontano dalla sua residenza famigliare. In uno dei testi inviati al blog 'urladalsilenziò, Massaro (che avrebbe finito di scontare la pena il 20 aprile del 2022) ha scritto: «Lo Stato ci ha tolto da tempo la 'famosa palla al piede', ma in una detenzione come la mia che è disumana, che so i miei figli stare male a causa dei miei errori commessi in una vita sbagliata e che lo Stato mi impedisce di incontrare, quella 'palla' mi è stata posta nell’anima».
Nel processo di revisione, i legali del 51enne sono riusciti a dimostrare che il suo assistito si trovava a colloquio con una assistente sociale in una località diversa da quella dalla quale scomparve Lorenzo Fersurella e ha contestato l’interpretazione di una intercettazione telefonica. «Ad una settimana dall’omicidio, parlando con la moglie - ha spiegato l’avvocato Maggio - Massaro aveva detto, in dialetto, 'tengo stu muert', ma in realtà voleva intendere 'muers', cioè un materiale ingombrante attaccato al gancio di un’autovettura e che stava trainando. Finalmente è emersa una verità, che poi è sempre la verità processuale che vorremmo tutti coincidesse con quella vera. Lui non è uno stinco di santo, ha i suoi trascorsi. Ma posso dire con amarezza che c'è una persona che non ha commesso il grave reato per il quale era stato condannato e che lascia le patrie galere solo dopo 21 anni, dieci in più di quanti ne avrebbe dovuti scontare in seguito alla condanna per droga. La giustizia - ha osservato il penalista - è comunque fatta da uomini e, come tali, possono sbagliare tutti».