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18/03/2017 08:51:54 - Salento - Cultura

In scena al teatro comunale il musical “Il secondo figlio di Dio – Vita, morte e miracoli di David Lazzaretti”

Domenica 19 marzo alle 20.30 nuovo appuntamento con la stagione del Teatro Comunale di Mesagne con in scena Simone Cristicchi che presenterà “Il secondo figlio di Dio – Vita, morte e miracoli di David Lazzaretti” di Simone Cristicchi e Manfredi Rutelli con la regia di Antonio Calenda.
Ogni sogno ha una voce precisa, e sta dentro ognuno di noi. Solo i matti, i poeti, i rivoluzionari, non smettono mai di sentirla, quella voce. E a forza di dargli retta, magari poi ci provano davvero a cambiarlo, il mondo. Luglio 1878. In cima a una montagna, davanti a una folla adorante di quattromila persone, un uomo si proclama reincarnazione di Gesù Cristo. L’inizio di una rivoluzione possibile, che avrebbe potuto cambiare il corso della Storia. Il secondo figlio di Dio è ispirata alla vicenda incredibile, ma realmente accaduta, di David Lazzaretti, detto il “Cristo dell’Amiata”.
Il cant’attore Cristicchi racconta l’“ultimo eretico” Lazzaretti, e un piccolo lembo di Toscana (Arcidosso e la Maremma grossetana) che diventa lo scenario di una domanda più grande, universale, che riguarda ognuno di noi: la possibilità di fondare una comunità nuova, più etica e solidale. E quella terra così aspra e bella, che abitua i suoi figli alla durezza del lavoro, ma anche all’idea di cooperazione, è certamente la coprotagonista nel racconto della straordinaria vicenda di David Lazzaretti, il secondo figlio di Dio. Una storia che se non te la raccontano, non la sai. La storia di un’idea. La storia di un sogno.      
Dopo il grande successo di Magazzino 18, Simone Cristicchi torna a stupire con una storia poco conosciuta, ma di grande fascino. Si racconta, con la formula del musical civile, la grande avventura di un mistico, l’utopia di un visionario di fine ottocento, capace di unire fede e comunità, religione e giustizia sociale. Tra canzoni inedite e narrazione, Simone Cristicchi ricostruisce la parabola di Lazzaretti, da figlio di carrettiere a predicatore eretico con migliaia di seguaci, e il suo sogno rivoluzionario, culminato nella realizzazione della “Società delle Famiglie Cristiane”: una società più giusta, fondata sull’istruzione, la solidarietà e l’uguaglianza. Un proto-socialismo che sposa i principi del Vangelo delle origini, citato e studiato anche da Gramsci, Tolstoj e Padre Balducci. Lo spettacolo, ambientato all’indomani dell’Unità d’Italia, ci racconta le condizioni di vita di buona parte del nascente popolo italiano. Una situazione esistenziale segnata da un lato dalla povertà, dallo sfruttamento e dall’oppressione da parte dei poteri forti (Chiesa, Stato e potenti locali) e dall’altro da una fervente religiosità che veicola le istanze di riscatto e giustizia sociale dei diseredati. In tal senso, Il secondo figlio di Dio rivela anche la sua appartenenza al filone della tragedia, perché porta in scena un dolore che sembra connaturato alla condizione umana, prigioniera della sua stessa imperfezione.
David Lazzaretti è anche un novello Prometeo, che offre agli uomini il fuoco di una verità troppo scomoda per essere accettata dai potenti: che gli esseri umani sono tutti uguali e che bisogna vivere secondo regole di equità e giustizia. E perciò gli “dei”, coloro che governano i destini dell’umanità, lo puniscono. La figura di David Lazzaretti ha quindi i lineamenti “tragici” eterni del capro espiatorio, ma pratica verità fortemente contemporanee. Riconosciamo infatti in questo barrocciaio della seconda metà dell’Ottocento, un formidabile anticipatore di istanze che sono a pieno titolo odierne, come la parità di genere, e che paiono quasi profetiche nella loro visionarietà, come ad esempio la prefigurazione degli Stati Uniti d’Europa. Impossibile infine non citare come referente il teatro di Brecht, oltre che per la portata civile del testo, per l’uso del canto come veicolo di un accento critico ed emozionale che dilata l’afflato del racconto.










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