L’area interessata si estende soprattutto fra Oria e Francavilla Fontana, nel brindisino, per toccare anche il tarantino
L’olivicoltura pugliese verso il de profundis. La Xylella Fastidiosa scava la fossa al settore e c’è il rischio che blocchi uno dei volani economici regionali d’eccellenza: il settore oleario. La notizia lascia senza fiato: 230 campioni positivi alla batteriosi che uccide gli ulivi. Questo significa che altre centinaia di alberi sono state colpite dalla patologia che - come è stato chiarito in modo incontrovertibile - provoca il disseccamento degli alberi portandoli alla morte. Per un eccesso di precisione, ciò non vuol dire che tutti siano nuovi focolai, visto che per essere definiti tali devono trovarsi a una distanza minima di cento metri fra loro. Ma senza dubbio alcuno, siamo di fronte a un numero molto elevato di nuove fonti d’infezione. L’area interessata si estende soprattutto fra Oria e Francavilla Fontana, nel Brindisino, per toccare anche il Tarantino.
In Puglia gli animi sono surriscaldati: il timore che il batterio colpisca il Nord Barese e la Bat, aree in cui viene prodotto l’olio extravergine d’eccellenza, è tutt’altro che infondato. Anzi, a giudicare dalla velocità con cui la patologia avanza verso Nord, pare sia iniziato il conto alla rovescia. Si allarga il fronte degli imprenditori che sparano senza pietà sulla Regione Puglia, «responsabile - è il loro pensiero - di avere adottato una linea troppo morbida nell’azione di contrasto alla diffusione della patologia». Gli stessi ipotizzano che il loro reddito possa subire un crollo tale da costringerli ad abbandonare il settore.
Le buone pratiche - come è stato sottolineato in una seduta del Consiglio regionale dedicato alla batteriosi, cui hanno partecipato insigni scienziati, vengono eseguite con il contagocce (a riprova di ciò la Forestale sta comminando numerose sanzioni) e ciò spalanca le porte al batterio, libero di diffondersi in ogni direzione. Nella stessa seduta è stato chiarito che se le buone pratiche fossero eseguite ma, nel contempo, non fossero sradicati gli alberi colpiti, non si conseguirebbe alcun risultato apprezzabile. Il professor Giovanni Martelli, dell’Università di Bari, ha spazzato via ogni dubbio: «Non esiste alcuna possibilità di contrastare la sputacchia, l’insetto vettore della batteriosi, se non vengono utilizzati gli insetticidi».
«Il problema è molto serio. Abbiamo il morto in casa», dichiara Stefano Caroli, presidente regionale dell’Afp (Associazione frantoiani di Puglia). «La malattia avanza e molti frantoi in provincia di Lecce sono in seria difficoltà per mancanza di olive».
Caroli mette poi sotto la lente la Regione: «Fa poco e niente. Come presidente dei frantoiani chiedo al presidente Michele Emiliano che si faccia carico di questa situazione».
Cosa rimprovera alla Regione? «Un’eccessiva leggerezza. Avrebbe dovuto citare per danni chi ha introdotto in Puglia il batterio», conclude.
La Coldiretti regionale denuncia: «Da quando è stato certificato il primo caso di Xylella, nel 2013, sono passati quasi 4 anni, per buona parte dei quali i nostri continui appelli e richiami alla gravità sono rimasti inascoltati, anche per l’irresponsabile atteggiamento di quanti hanno negato l’esistenza della malattia. Oggi la mappa del disseccamento causato dalla batteriosi nelle province di Lecce, Taranto e Brindisi è disastrosa, con gli oltre 10 milioni di piante infette e un danno che supera di gran lunga il miliardo di euro e l’evidenza di una diffusione che corre a una velocità spaventosa», afferma Gianni Cantele, presidente della Coldiretti di Puglia, che aggiunge: «Il Salento è considerato il cratere del dramma. Ormai non si contano le aziende annientate dal disseccamento degli ulivi: non producono reddito da tre campagne produttive e, a breve, saranno raggiunte da molte altre che stanno cominciando a registrare i primi rapidissimi segni di disseccamento, oltre che da frantoi cooperativi e privati prossimi al collasso per mancanza di prodotto e i vivai».
La Cia regionale ricorda di avere da tempo espresso preoccupazione: «I timori degli agricoltori salentini sono condivisibili e da sempre vengono sollecitate ed evidenziate dalla Cia a tutti i livelli», dichiara Raffaele Carrabba, presidente regionale della confederazione. «Abbiamo - dice ancora - da sempre sostenuto che la Xylella non avrebbe aspettato i tempi della giustizia, della politica e della burocrazia. Il ritrovamento di focolai in provincia di Brindisi e Taranto conferma come il problema potrebbe assumere una rilevanza extra salentina e dare il colpo di grazia all’olivicoltura, uno dei più importanti in Puglia, ed anche al paesaggio agrario rurale, fondato su veri e propri monumenti viventi quali gli ulivi secolari, attrattiva di natura turistica. Mai come adesso - è l’appello del presidente della Cia regionale - serve sinergia tra tutti gli enti, le istituzioni e i soggetti interessati al problema».
La Copagri regionale ritiene, per bocca del presidente Tommaso Battista, che occorra «arrivare al Comitato di Sorveglianza del 20 giugno con una vera proposta che preveda l’adozione di un programma organico di interventi in favore dei territori colpiti dalla Xylella, a sostegno delle imprese e degli enti locali, che utilizzi le risorse disponibili nel Fesr e nel Feasr». «Nell’immediato - avverte Battista - è necessario che le aziende colpite dalla patologia, che non riescono a completare gli investimenti avviati nel 2007-2013, possano accedere alle disposizioni previste per le “cause di forza maggiore”, predisponendo la liberatoria della fideiussioni». Ma per la Copagri resta fondamentale la modifica delle modalità di accesso per il riconoscimento dei risarcimenti: si tratta di riconoscere, oltre alle mancate produzioni, anche le maggiori spese sostenute per contrastare la Xylella, come previsto dalla normativa europea in caso di «aiuti destinati ad indennizzare i costi di prevenzione, controllo, eradicazione e i danni causati da organismi nocivi».
Secondo la Confagricoltura pugliese «stare fermi è inutile e dannoso». «Già dall’agosto 2014 - afferma Leo Greco, presidente dell’Aprol e delegato di Confagricoltura Puglia all’emergenza Xylella - sostenevamo che la selezione di varietà tolleranti fosse l’unica strada percorribile e lo ribadiamo. Abbiamo sperato - aggiunge - che la politica comprendesse il dramma che stiamo vivendo, anche impegnandosi alla realizzazione di un campo varietale più importante, ma così non è stato. Grazie all’impegno di Aprol, Confagricoltura e Cnr Bari, stiamo iniziando ad intravedere la luce. Vogliamo riappropriarci del nostro destino. Dal momento in cui si è diagnosticata, la malattia, in 4 anni, dalla zona infetta - ricorda - è avanzata di circa 100 chilometri. Nel Salento l’olivicoltura rappresenta, con il turismo, uno dei settori trainanti dell’economia locale. La produzione olivicola del solo Leccese - conclude Greco - rappresenta il 15% del totale nazionale, per un valore annuo di 300 milioni di euro».