Luigi Morgante: «Non si può imputare all’attuale esecutivo regionale lo stallo successivo intorno all’ubicazione del depuratore, scelta che era stata rimessa agli enti locali senza alcuna volontà di imposizione e prevaricazione»
“Il massiccio spiegamento di forze dell’ordine per garantire questa mattina l’inizio dei lavori per la costruzione del depuratore consortile di Sava – Manduria – Marine di Manduria rappresenta una sconfitta e un controsenso al tempo stesso. Perché dieci anni fa i cittadini, le associazioni, i vari comitati spontanei e le istituzioni locali a ogni livello (compreso il sottoscritto) protestavano contro la realizzazione di un impianto che prevedeva la condotta sottomarina e lo scarico a mare finale, e contro un governo regionale indifferente e chiuso a qualunque dialogo e confronto. Va quindi dato atto al presidente Emiliano di avere non solo avviato un nuovo corso, all’insegna dell’ascolto e dell’attenzione alle istanze delle comunità interessate; ma anche e soprattutto di averle recepite al punto da stravolgere e cestinare quel progetto, per puntare – d’intesa con i tecnici regionali e l’Acquedotto Pugliese – su uno nuovo, innovativo e necessario. Non si può quindi imputare all’attuale esecutivo regionale lo stallo successivo intorno all’ubicazione del depuratore, scelta che era stata rimessa agli enti locali senza alcuna volontà di imposizione e prevaricazione, così come è emerso dall’accordo sottoscritto nello scorso aprile a Bari nel quale, venendo incontro alle proteste della comunità di Avetrana, venivano addirittura indicate più opzioni, sempre senza condotta sottomarina e scarico a mare. Accordo poi disatteso dall’amministrazione comunale di Manduria, che nei mesi successivi non è riuscita a trovare una maggioranza sulla scelta del sito.
In questo perdurante stallo, quindi, il permanere dello stato di infrazione comunitaria può portare a un commissariamento che sarebbe deleterio e porterebbe alla realizzazione comunque del depuratore ma nella sua prima, originaria stesura progettuale: ipotesi assolutamente da scongiurare. Ancora, si continua a scaricare direttamente in falda, nella perdurante mancanza di una rete fognaria. E permane la carenza idrica nonostante la possibile – e necessaria - realizzazione di un impianto che, attraverso la realizzazione dei buffer ecologici, garantirebbe il riutilizzo delle acque reflue per molteplici attività.
Al governo regionale si può e deve chiedere, quindi, di investire risorse ancora maggiori per un progetto ancora migliorabile per l’impatto ambientale e visivo, alla luce del contesto in cui verrà inserito. E ancora, saltato per le circostanze ormai ben note il vertice decisivo in programma il 5 luglio scorso tra l’amministrazione regionale e i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Sava, Manduria e Avetrana, rinnoviamo la richiesta di convocazione di un nuovo incontro in tempi rapidi per arrivare a una soluzione condivisa e alla vittoria del buon senso. Anche sulle polemiche politiche strumentali e su chi si limita a cavalcare la protesta in maniera ondivaga, producendo il solo effetto di creare confusione e alimentare tensioni ed esasperazioni. Non possiamo infatti permetterci di vanificare dieci anni di battaglie e proteste, preoccupazioni e successi, dimenticare da dove eravamo partiti – il progetto con condotta sottomarina e scarico a mare - e per assurdo ritornare a quel punto (con un’imposizione nazionale e sovranazionale a quel punto che si renderebbe a quel punto inevitabile), per l’impossibilità di trovare un’intesa a un passo dal traguardo».