L’intervista al vice sindaco De Donno: «Convocherò una conferenza dei servizi»
La “scure” della Soprintendenza si abbatte anche sui dehors dei bar del centro di Manduria: non c’è l’ok e, dunque, devono essere smontati. L’invito a rimuovere le strutture è stato notificato addirittura attraverso i carabinieri. Eppure, molti di questi operatori avevano già versato al Comune, alcune settimane fa, l’importo dovuto per l’occupazione del suolo pubblico.
La novità, che in passato ha riguardato anche centri della provincia di Lecce, ha scatenato l’ira degli operatori commerciali, che temono di perdere molti degli introiti che sarebbero garantiti dalla presenza di tanti turisti. Peraltro, pare che lo stesso provvedimento stia per essere adottato per altre attività del centro storico.
«Convocherò una conferenza dei servizi per verificare i margini di ricomposizione della vicenda con la Soprintendenza» annuncia il vice sindaco, con delega alle Attività Produttive, Gianluigi De Donno. «Ma sono indispensabili dei chiarimenti, perché, sinora, è stata fatta tanta confusione».
De Donno si sofferma sulla posizione dell’Amministrazione comunale.
«Il provvedimento è partito dalla Soprintendenza. In questa vicenda, il Comune non ha alcuna responsabilità» afferma il vice sindaco. «Mi spiego meglio. C’è la cattiva abitudine, non solo nella nostra città, di presentare le richieste di autorizzazioni a montare i dehors non prima di fine aprile. In pochi giorni, pertanto, arrivano decine di richieste, che devono essere vagliate dagli uffici. Inoltre, le autorizzazioni vengono rilasciate solo in presenza dell’ok della Soprintendenza, il cui parere è vincolante. Soprintendenza che negli ultimi anni si è abbastanza irrigidita: vorrebbe, in buona sostanza, che ci fossero solo i tavolini e le sedie.
In effetti, gli operatori commerciali in questione non dispongono dell’autorizzazione e per due di loro era già stato inviato il pre-avviso di richiesta rigettata».
Operatori, però, che sostengono di aver già versato, direttamente alla Polizia Municipale, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico.
«Questo è stato un errore. Ho inviato una lettera scritta al Comandante della Polizia Municipale ribadendo, ancora una volta, che la tassa va introitata solo a rilascio dell’autorizzazione avvenuta. Quella tassa, insomma, non andava ancora versata, così come i dehors non andavano montati».
I commercianti chiedono più elasticità: “Vogliamo essere messi nelle condizioni di lavorare tranquillamente, così come è sempre accaduto negli anni scorsi. Abbiamo sostenuto un investimento e, peraltro, abbiamo già versato al Comune la relativa tassa”.
Sinora nessuno ha smontato i dehors, ma gli operatori commerciali rischiano delle sanzioni.
«Come venire fuori da questa situazione? Stiamo convocando una conferenza dei servizi. Non resta che sperare che la Soprintendenza si presenti e che comprenda la situazione».
Alcuni operatori commerciali (è accaduto ad Otranto, ad esempio), hanno impugnato i provvedimenti della Soprintendenza relativi all’arredo urbano nei centri storici e le sentenze di Tar e del Consiglio di Stato hanno premiato i ricorrenti. Potrebbe essere questa l’ultima spiaggia?