domenica 22 settembre 2024


11/09/2017 18:38:09 - Provincia di Taranto - Attualità

Claudio Quarta, socio di Winegraft: “Ci apprestiamo a confermare su Negroamaro e Primitivo, nei nostri territori, la superiorità dei nuovi portinnesti”

In una delle estati più calde e siccitose degli ultimi 150 anni, arriva dalla ricerca scientifica una buona notizia per i vigneti: nuovi portainnesti che ottimizzano l’utilizzo dell’acqua, resistono agli stress idrici e riducono, in media, del 30% i consumi del prezioso elemento. Sono i “portainnesti M”, frutto del progetto di ricerca dell’Università di Milano supportato dalle imprese vitivinicole riunite in Winegraft, tra cui Claudio Quarta Vignaiolo, che offrono una prima risposta concreta ai cambiamenti climatici e al tema della water footprint nel vigneto per una diversa sostenibilità, anche economica, della viticoltura.

“Abbiamo creduto sin dal primo momento nella necessità di ricercare nuovi portinnesti afferma Claudio Quarta -  e la Claudio Quarta Vignaiolo è stata una delle cantine che hanno costituito Winegraft. Se da una parte continuiamo a finanziare la ricerca di portinnesti sempre migliori, dall’altra ci stiamo attrezzando per sperimentare la serie M, già disponibile, sui nostri vitigni autoctoni Negroamaro e Primitivo, e ci auguriamo di confermare i risultati osservati su altre varietà e così contribuire ad una viticoltura più sostenibile e di maggiore qualità, in grado di contrastare i cambiamenti climatici in atto”.

I primi risultati della sperimentazione avviata da alcune aziende in varie regioni italiane, su diversi vitigni innestati con gli M, hanno portato a scoprire una eccezionale capacità di resistenza allo stress idrico di questa nuova generazione di portainnesti che, grazie ad un utilizzo biochimico più efficiente dell’acqua, mostrano un consumo nell’intero ciclo vegetativo minore del 25-30% rispetto ai portainnesti tradizionali, a parità di condizioni pedoclimatiche e di vitigno, senza perdere in quantità e qualità produttiva.

Tradotto in numeri, se consideriamo una produzione media ad ettaro di 120 q.li uva per 85 hl vino, con un consumo annuo di acqua, secondo i calcoli dell'associazione Water Footprint Network, di 81.600 hl, con l’utilizzo degli M si risparmierebbero 24.500 hl di acqua ad ettaro ogni anno. Significa che, ad esempio, se tutti i vigneti della Lombardia – che nel 2016 hanno prodotto 1,47 mln di hl di vino - fossero innestati sugli M, si risparmierebbero ogni anno 426 mln di hl di acqua, pari a due volte e mezzo il lago d’Iseo.

Un risparmio considerevole, ambientale ma anche economico. “Il primato nella water footprint dei portainnesti M – ha commentato il presidente di Winegraft Marcello Lunelli, vice presidente di Cantine Ferrari - testimonia efficacemente quanto stiamo sostenendo da tempo e cioè che, investire in sostenibilità ambientale produce effetti positivi diretti anche nella sostenibilità economica delle imprese”.

I recenti sviluppi della ricerca portata avanti dall’equipe dell’Università di Milano, supportata da Winegraft, collegati all’analisi dei risultati degli impianti dei vigneti sperimentali, hanno permesso di individuare con precisione il meccanismo che aiuta il risparmio idrico dei portainnesti.











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