Si ipotizza che sia colpa di zanzare anofele che «possono essere state trasportate nel nostro Paese con bagagli di persone provenienti dalle aree a rischio»
Hanno contratto la malattia in Italia i quattro braccianti extracomunitari, tre magrebini e un sudanese, di età compresa tra i 21 e i 37 anni, ricoverati da alcuni giorni nel reparto Infettivi dell’ospedale Moscati di Taranto. L’analisi è del direttore generale dell’Asl ionica, Stefano Rossi, dopo una valutazione sui tempi d’incubazione del parassita nel corpo umano, che varia generalmente tra i 12 e i 18 giorni. E due dei malati sono residenti in Italia da nove anni, un altro da un paio di mesi e per il quarto sono in corso delle verifiche. Quindi, sottolinea Rossi, conversando con l’Ansa, «la malattia l’hanno contratta qui». Quella diagnostica ai quattro braccianti è la malaria da 'Plasmodium falciparum'. Tutti hanno accusato i sintomi tipici della patologia. Le loro condizioni sono in via di miglioramento.
A farli ammalare non sarebbero state zanzare “italiane”, perché, spiegano dall’Asl di Taranto, «non sono in grado di maturare il ciclo e trasmettere la malattia». Per questo si ipotizza che sia colpa di zanzare anofele che «possono essere state trasportate nel nostro Paese con bagagli di persone provenienti dalle aree a rischio» o arrivate con pacchi inviati dalle stesse zone. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha escluso che ci sia un allarme malaria a Taranto.
I casi autoctoni, ovvero contratti in Italia e dovuti alla trasmissione da parte delle zanzare anofele presenti nel nostro Paese, spiega il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, «sono estremamente rari, anche se possibili». «Sono casi sporadici - aggiunge - che, per alcuni versi, rimangono “criptic”». Le zanzare anofele autoctone tuttavia, precisa Rezza, «hanno evidenziato una capacità ridotta di trasmissione del plasmodium falciparum, anche se tale eventualità non si può escludere».