«In Italia, contemporaneamente alla crescente ondata di sbarchi di migranti, sono apparse malattie debellate 70 anni fa. Non è ovviamente colpa di questa povera gente, ma del fatto che nel nostro Paese i controlli sono sommari e non esiste un’efficace cintura sanitaria»
«Non mi stupisce che proprio a Taranto, città incredibilmente impegnata negli ultimi anni con l’emergenza sbarchi, vi siano sospetti su possibili casi di malaria». Commenta così Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), la notizia diffusa dai quotidiani locali, relativamente alle quattro persone di nazionalità marocchina, ricoverate presso il reparto malattie infettive dell’ospedale Moscati di Taranto, dopo aver manifestato sintomi presumibilmente riconducibili alla malaria, in seguito accertata.
«In Italia, contemporaneamente alla crescente ondata di sbarchi di migranti, sono apparse malattie debellate 70 anni fa. Non è ovviamente colpa di questa povera gente, ma del fatto che nel nostro Paese i controlli sono sommari e non esiste un’efficace cintura sanitaria – prosegue Tonelli - Questo lo dimostra il fatto che durante gli sbarchi, i casi accertati di malattie altamente infettive non sono stati mai resi noti, se non sulla pelle degli addetti ai lavori che hanno contratto malattie come scabbia e tbc».
Il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), denuncia da circa quattro anni questo scempio che si perpetra solo e soltanto ai danni dei cittadini, resi volutamente inconsapevoli in un’Italia dirottata sull’infausto concetto (prettamente ideologico) di accoglienza. E si sottolinea “infausto” perché questa è più una sottomissione ad accettare qualsiasi cosa (malattie comprese) pur di fare i propri sporchi interessi.
Già nel 2014, Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sap, denunciò con interventi pubblici quelle che erano le modalità in base alle quali gli immigrati venivano sottoposti a monitoraggio sanitario. «Sono stato in tantissimi luoghi di sbarco – spiega Tonelli – Sicilia, Calabria, Puglia. Un medico sale sulle navi o li accoglie nei porti, ed effettua un controllo sommario, quasi esclusivamente visivo. Un controllo che dura pochi secondi come abbiamo filmato, dal quale emerge semplicemente l’essere affetti da una malattia che provoca segni visibili, come scabbia o lebbra. Se un migrante è affetto da tbc, hiv, ebola o malaria, non lo si può sapere senza controlli strumentali approfonditi, che di fatto, non avvengono».
«Oggi con questo flusso di arrivi dall’Africa – spiega ancora Tonelli – non è difficile pensare che queste malattie arrivino in Italia, e non basta una semplice profilassi considerando che anche una zanzara tigre può fungere da vettore. Servirebbero misure sanitarie e controlli maggiori, per volontari, addetti ai lavori e operatori di Polizia che, ad oggi, sono dotati solo di una mascherina anti alito che non serve a nulla se non ad illudersi».