mercoledì 27 novembre 2024


06/10/2017 09:05:11 - Manduria - Attualità

L’intervista al vice presidente provinciale della CIA, Piero De Padova, che parla anche di Xylella

 

Cala la resa quantitativa del 30-40%, ma è salva la qualità delle olive. Resta, però, il problema ancora irrisolto della Xylella, che sta contribuendo a rendere ancor più ridotta la già precaria redditività del comparto.

Alla vigilia della nuova campagna di raccolta delle olive (inizierà presumibilmente fra la fine del mese in corso e l’inizio di novembre), tastiamo il polso ad un settore fondamentale per l’economia di migliaia di famiglie dell’area orientale della provincia e, in particolare, di Avetrana.

«La siccità persistente influirà sicuramente sulla quantità delle olive che si andranno a raccogliere» afferma Piero De Padova, vice presidente provinciale della CIA. «Non tenendo conto della scorsa annata (che era di scarico), prevediamo che, rispetto al 2015, vi sarà un calo di produzione del 30-40%.

Non è invece intaccata la qualità: non si sono registrati attacchi di funghi o altri insetti».

Costi sempre in aumento e prezzi di vendita che crollano anno dopo anno: il comparto, che deve fronteggiare anche l’avanzata dalla Xylella, è in ginocchio.

«Molti operatori sono ormai disillusi: fra raccolto non remunerativo e Xylella che fa morire gli alberi, in tanti si fa sempre più concreta la tentazione di lasciare» prosegue De Padova. «I sacrifici compiuti durante tutto l’anno non sono ricompensati dal guadagno. Si va spesso in perdita e, poi, c’è la spada di Damocle della Xylella che pende sulla testa di tutti. Il batterio è arrivato nella nostra provincia e in alcuni centri limitrofi (ad esempio Oria), ha quasi compromesso l’intero settore».

Per fronteggiare l’avanzata della Xylella, si attende il parere del Comitato Europeo per la Salute delle Piante, che il 18 e il 19 ottobre dovrà pronunciarsi sulla possibilità di operare il reimpianto.

«Vi sono due possibilità: quella di estirpare gli alberi secchi, impiantando varietà di ulivi in grado di tollerare abbastanza bene la Xylella, oppure quella di innestare in alberi ancora sani le varietà “leccina” e “favolosa”. I risultati che continuano a emergere dalle osservazioni in campo e dalle indagini diagnostiche – sottolineate dai ricercatori – fanno ben sperare circa una possibile convivenza con il batterio. Se si interviene subito, c’è la possibilità di salvare il salvabile.. Ma non bisogna più perdere altro tempo. Di Xylella si discute dal 2013 e, a fine 2017, ancora non vi sono delle misure valide per vincere definitivamente il batterio. Così come si attendono interventi concreti da parte della Regione Puglia per sostenere gli operatori che, ormai, sono sull’orlo della bancarotta».

In merito alla possibilità di prevedere un reimpianto, vi sono alcune resistenze, che non fanno altro che allungare i tempi degli interventi obbligatori, dando la possibilità al batterio di avanzare incontrastato.

«Ormai non possiamo più ragionare solo col cuore: rischiamo di chiudere le aziende. Certo, concordo sulla possibilità di cercare di salvare quelle piante maestose non ancora attaccate dalla Xylella. Ma bisogna anche fare i conti con le rese e con la redditività di questa coltura. C’è la necessità, prima che sia troppo tardi, di un rinnovamento da contemplare nel piano olivicolo nazionale. L’alternativa? Per alcuni è già realtà: lasciare l’olivicoltura per dedicarsi alla coltivazione del Primitivo doc e al settore agrituristico, in cui i margini consentono alle aziende e agli imprenditori di tornare a far reddito».











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