Lunedì proclamato lo sciopero generale
Parte in salita la vertenza sull’Ilva, acquisita dalla cordata Am InvestCo, controllata dal gruppo Franco-Indiano ArcelorMittal, in seguito al fallimento controllato del Gruppo siderurgico italiano un tempo di proprietà della famiglia Riva. A tre giorni dall’apertura del tavolo al Mise - i sindacati hanno ricevuto da Am InvestCo e dai Commissari Straordinari dell’Ilva la comunicazione richiesta dalla legge per la cessione del ramo d’azienda dove deve essere indicato il futuro dei dipendenti e le loro nuove condizioni giuridiche ed economiche. Anche se i numeri degli esuberi (4.000 circa) e di quelli che saranno assunti da Am InvestCo (10.000 in tutto, ma ci sono anche i 70 dipendenti delle due controllate francesi Socova e Tillet) erano già noti, la reazione dei sindacati è stata immediata, concorde e furibonda. A Cornegliano la Fiom minaccia di occupare la fabbrica e a Taranto ci si prepara alla mobilitazione. Mentre il viceministro Teresa Bellanova, che seguirà il Tavolo, calma gli animi: Lla trattativa deve ancora cominciare».
Per la Fiom, ArcelorMittal si è dimostrata «arrogante e inaffidabile». Il segretario generale Fiom Francesca Re Davide e Rosario Rappa bollano la comunicazione come «una provocazione» alla quale si può rispondere solo con «una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori». Per Marco Bentivogli leader della Fim-Cisl, la trattativa «parte col piede sbagliato» e se non ci saranno passi indietro «la mobilitazione generale diventerà inevitabile». Rocco Palombella, segretario generale dei siderurgici della Uil, definisce «inaccettabili» le condizioni poste da Am InvestCo.
Il consiglio di fabbrica dell’Ilva ha proclamato 24 ore di sciopero per lunedì 9 ottobre per i lavoratori del siderurgico, dell’appalto e dell’indotto. Fim, Fiom, Uilm e Usb «invitano i lavoratori ad aderire in massa alle iniziative di mobilitazione e di lotta messe in campo per impedire ad Am InvestCo e governo di sbeffeggiare ulteriormente un territorio già fortemente devastato dal punto di vista ambientale, sanitario e occupazionale».
«Nella prima giornata di protesta spiegano i sindacati al termine del consiglio di fabbrica - bisogna dare un forte segnale, aderendo compatti allo sciopero, condizione unica in cui l’assenza dei lavoratori fermi la produzione e per poter programmare le mobilitazioni prossime necessarie».
Il consiglio di fabbrica ha così respinto «con fermezza i contenuti della proposta di Am InvestCo sia dal punto di vista normativo/economico che nei numeri degli esuberi».
I più arrabbiati sono i genovesi di Cornegliano, dove i tagli previsti sono addirittura 600 su 1500.
«Non possiamo permettere questo schiaffo alla città» attacca Armando Palombo della Rsu Fiom preannunciando «l'occupazione della fabbrica». Stessa rabbia da parte della Fiom genovese: «Una lettera vergognosa che cancella fra l’altro due leggi dello Stato: quella che prevede che in una cessione di ramo d’azienda passino automaticamente anche i dipendenti e una legge che si chiama accordo di programma e che dice che a Genova i livello occupazionali e i salari non si possono toccare» attacca il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro
A far saltare in piedi i sindacati non sono stati solo i numeri (che potranno essere discussi al tavolo), ma soprattutto le condizioni che dovranno essere accettate dai lavoratori che passeranno alle dipendenze di Am InvestCo. Innanzitutto perderanno le garanzia dell’art.18 perché saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act, inoltre non ci sarà alcuna «continuità rispetto al rapporto di lavoro" precedente «neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità».
Da quest’ultimo punto di vista Am InvestCo di dice a valutare «alcuni ulteriori elementi di natura retributiva riferibili ad elementi costituenti l’attuale retribuzione». Toccherà quindi ai sindacati trattare per riuscire a mantenere i livelli retributivi. Nel frattempo, dall’Antitrust europea si fa sapere, con un provvedimento, che l’operazione Ilva può "rientrare nell’ambito di applicazione del regolamento sulle concentrazioni».
Tuttavia l’Autorità si riserva di giudicare e lascia 10 giorni di tempo, invitando gli interessati a presentare osservazioni. Infine sempre oggi Fabio e Nicola Riva, componenti della famiglia ex proprietaria dell’Ilva di Taranto, si sono visti respingere la richiesta di patteggiamento, definita «incongrua» dal gup di Milano Chiara Valori, il rinvio è al 17 novembre.