Ecco la lettera della madre e della sua famiglia, firmata anche dal suo legale
«Nella consapevolezza che l’abusata strumentalizzazione dei social e dei media misuri la fondatezza dei sentimenti dal grado di spettacolarizzazione che ne consegue e, posto che, la decisione di avvalersi di questo comunicato, necessaria sì, quanto asservita al discutibile ed inutile gossip nostrano, strida con la linea di pensiero, legale e, soprattutto morale egualmente condivisa dalla famiglia, dallo studio Legale Donato Manelli e dalla signora Vincenza Palummieri, il seguente per chiarire la natura dei rapporti tra quest’ultima e i figli.
Vista la triste vicenda di cui è protagonista il primogenito di entrambi i coniugi “in affidamento condiviso “, giusto per chiarire i termini della separazione, occorre rispondere ad alcune dichiarazioni, che, se ripetute, censureranno il comportamento di singoli da individuare. La signora ospite nella casa paterna dal momento della formalizzazione della separazione, non certo per inseguire capricci o storie mordi e fuggi che pure le sono state attribuite da più parti, non ha abbandonato i figli in regime di collocamento presso l’abitazione paterna. E, anteponendo le carte, prima ancora di qualsiasi parola, la signora non è mai stata destinataria di alcun provvedimento restrittivo, conseguenza di un’indagine o alcuna valutazione negativa o pregiudizievole a priori da parte di nessun organo a tal compito preposto, tanto che l’affidamento, si ribadisce è stato da sempre condiviso. La signora protagonista di numerosi appelli alle istituzioni coinvolte, sorde alle sue grida quanto pronte ad infarcire relazioni o pseudo ritenute tali, influenzate dal pettegolezzo, non è stata in alcun modo supportata, ma abbandonata a sé stessa, aggrappandosi ai pochi affetti familiari che le sono rimasti e socialmente condannata.
La burocrazia ha rallentato e compromesso il recupero dei rapporti con i figli che hanno trovato nella vita di strada la risposta al loro male di vivere, non certo perché la signora ha dimenticato di averne.
Nel rifiuto, per chi conosce la psicologia, non c’è mai la negazione di un affetto, ma un profondo bisogno d’amore, e la fine tragica di Michele dimostra che ostacolare l’amore porta all’autodistruzione. In accordo con lo studio legale che la rappresenta nella figura dell’avv. Donato Manelli, nella volontà più volte manifestata dalla stessa e dalla sua famiglia, ogni condotta ed ogni scelta operata ha sempre tenuto conto dell’eventuale impatto sui figli, mai strumentalizzati e costantemente protetti, ieri, ora e come sempre da sé stessi prima di tutto, soffocando qualsiasi presa di posizione più drastica e psicologicamente devastante. Per concludere, gli atti processuali, le indagini degli inquirenti, il percorso dei processi in atto per responsabilità che esistono e sono dimostrabili, posti volutamente ai margini del seguente, seguono il percorso della ricerca della verità e, a chiosa di questo comunicato stampa, si invitano i lettori alla parsimonia dei giudizi che, oltre ad offendere prima di tutto la condizione di Michele, arrecano ancora pregiudizio intorno alla figura materna, il cui fascicolo legale è scevro da compromissioni della patria potestà e non solo».
L’avv. Donato Manelli
La famiglia Palummieri
La sign. Vincenza Anna Palummieri