Il Piano di Non Una di Meno rivendica salario e reddito, libertà di movimento attraverso i confini, il diritto alla laicità e al potere di decidere della propria vita negli ospedali, nei tribunali, dentro e fuori i luoghi di lavoro
Dopo un anno che ha visto al lavoro circa 70 assemblee cittadine e 5 incontri nazionali, dopo lo sciopero globale delle donne l'8 marzo scorso, Non Una di Meno ha elaborato un Piano femminista contro la violenza maschile e di genere, un documento di analisi e proposte che porterà in piazza a Roma il 25 novembre in occasione della manifestazione nazionale per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Il 23 novembre a Taranto (alle ore 18, presso la caffetteria Red Hot, in via Lucania 41-43), come in diverse altre città italiane, Non Una di Meno presenterà il Piano femminista, uno strumento di analisi e politico, che considera la violenza maschile sulle donne e di genere come fenomeno strutturale e sistemico e che nasce a partire dalla messa in rete delle esperienze dei centri antiviolenza e del movimento femminista.
Per contrastare la violenza maschile e di genere nella sua complessità, Non Una di Meno promuove azioni che si differenziano sostanzialmente da quelle elaborate finora dal Governo. L’importanza dell’autonomia delle scelte e dell’autodeterminazione delle donne avviene soltanto se si investe in politiche che affrontino radicalmente:
- le discriminazioni di genere, il sessismo, lo sfruttamento e la precarietà che pervadono il mondo del lavoro, dell'educazione, dei media e della cultura; - i tagli alle risorse economiche a sostegno del lavoro fondamentale dei centri antiviolenza;
- la colpevolizzazione delle vittime di femminicidio e la giustificazione della cultura dello stupro;
- l'obiezione di coscienza elevatissima che di fatto rende quasi impossibile accedere all'aborto e alla contraccezione di emergenza in numerose regioni italiane;
- il razzismo istituzionale e le politiche su "decoro" e “sicurezza” come la legge Minniti - Orlando che aggrediscono i migranti e le prostitute, strumentalizzando a fini razzisti i corpi delle donne e delle persone gay, lesbiche e trans;
- le politiche di chiusura dei confini, come gli accordi bilaterali con Libia e Turchia, che espongono le donne migranti a quotidiane violenze nei campi profughi.
ll Piano di Non Una di Meno rivendica quindi salario e reddito, libertà di movimento attraverso i confini, il diritto alla laicità e al potere di decidere della propria vita negli ospedali, nei tribunali, dentro e fuori i luoghi di lavoro, il poter scegliere il proprio destino fuori da ruoli imposti. Non Una di Meno ha un piano e lo vuole condividere.