«Basta coi trucchi, basta con i numeri al lotto, basta con gli sgarbi politici ed amministrativi, basta con la flagellazione sistematica di un intero territorio, basta con il furto del futuro dei nostri bambini»
«Leggo le dichiarazioni che provengono dal Mise e ci sarebbe da prenderla a sorridere per quanto risultano ancora una volta scomposte e scarsamente istituzionali, se non fosse che toccano corde troppo delicate per poter lasciare spazio all’ilarità in questo giorno in cui Taranto urla basta. Basta coi trucchi, basta con i numeri al lotto, basta con gli sgarbi politici ed amministrativi, basta con la flagellazione sistematica di un intero territorio, basta con il furto del futuro dei nostri bambini: si va al TAR, se in questo Paese esistono ancora dei valori non negoziabili dinnanzi al mercato, e magari ora non ci si ferma nemmeno alla giurisprudenza nazionale».
Così Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, commenta le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che in una nota ha spiegato che con il ricorso al Tar presentato ieri la Regione Puglia “mette a rischio la vendita” dell’Ilva.
«Impugnare un Dpcm immorale mette a rischio la vendita di Ilva? Pazienza – continua il primo cittadino -. Benvenuti in Europa, terzo millennio. Vuol dire che l’acquirente non era così convinto della più impegnativa operazione di riqualificazione industriale della storia del nostro Paese. Vuol dire che il fragile piano industriale non conteneva una grande prospettiva temporale. Vuol dire che occorreva soltanto un pretesto a tutti per sfuggire da una pessima procedura. Cosa meglio di un capro espiatorio tarantino? Film già visto, governo poco creativo».
«Se al contrario – conclude Melucci - come io credo ancora, l’investitore è serio e deciderà di puntare comunque su Taranto, senza farsi condurre fuori strada da governo e commissari, si comprenderà che è la città di Taranto il principale interlocutore, l’unico che può a ragione porre la parola fine alla vicenda, in un modo o nell’altro, e senza che vengano tralasciate alcune delle variabili poste oggi dai tarantini. Venga a Taranto a parlare di miliardi di progetti, il ministro Calenda. Venga qui la viceministra Bellanova a dirlo alle associazioni di cittadini e genitori tarantini che devono attendere il 2023 prima che si valuti quanto e come si ammalano irrimediabilmente. Vengano i commissari a spiegare in piazza alle nostre imprese che in quei miliardi non si trova il becco di un quattrino per l’indotto, mentre imprese lombarde e liguri ancora lucrano in questo momento in uno stabilimento moribondo. Che guardino negli occhi orfani, malati e lavoratori tarantini e dicano che l’acquisizione è a rischio, se per caso il sindaco o il governatore si azzardano a scandalizzarsi davanti ai fiumi rossi della città nei giorni di pioggia».