«Il suo modo di rivolgersi al popolo tarantino denota una continua insopportabile arroganza, non seconda certamente a quella degli imperatori dell’antica Roma»
«Signor Calenda Carlo,
il suo modo di rivolgersi al popolo tarantino denota una continua insopportabile arroganza, non seconda certamente a quella degli imperatori dell’antica Roma. A tal proposito, le vogliamo ricordare che noi non siamo gladiatori la cui vita dipende dal pollice alto o verso di un semplice ministro della Repubblica italiana, né la sua attuale carica le può permettere offese e battute di vario genere.
Le sue risposte al Sindaco di Taranto, del quale non siamo né i difensori né gli iloti e dal quale attendiamo passi ancora più significativi, denotano lo sprezzo con cui si rivolge alla nostra comunità.
Sicuramente ricorderà, affondando le mani nel suo scrigno di nozioni di storia, che Taranto fu polis fondata da coloni di Sparta; sicuramente saprà che, quando a Roma, la sua città, ancora non si sapeva come scendere dagli alberi, a Taranto si dava ampio risalto all’arte, al teatro, alla musica, allo sport, all’artigianato di altissimo livello.
Lei cita allegramente il Leonida re di Sparta (nato due secoli dopo la fondazione di Taranto), le Termopili, Serse, affascinato forse troppo dalle immagini di un colossal cinematografico. Bene, sappia che ci fu un Leonida nato a Taranto. Questi fu poeta tra i massimi dell’antichità, imitato nello scrivere per ben otto secoli dopo la sua morte. Preferì, Leonida di Taranto, l’esilio in povertà alla riduzione in schiavitù da parte degli invasori romani.
Sappia che, a differenza di Roma, nata dal vile assassinio di un fratello per mano del proprio gemello, Taranto è nata dalle lacrime d’amore di una donna per il proprio uomo.
Sappia che, mentre i barbari romani si divertivano a guerreggiare, i loro filosofi avevano solo pensieri stupendi su Taranto. "Cerchiamo un luogo ridente ove occhi sensibili alla bellezza si riconfortino dopo la sozzura interminabile dei luoghi orribili; in cammino per Taranto!" Seneca, De Tranquillitate Animi, II, 13.
Cerchi, dunque, di parlare di Taranto con il rispetto che questa provincia merita evitando di trincerarsi dietro la sua attuale carica ministeriale che sembra voler usare come scudo protettivo mentre si lascia andare alle sue offensive esternazioni. Per quanto riguarda la sua cara “produzione strategica per la nazione”, ribadiamo che noi siamo per la chiusura delle fonti inquinanti, senza se e senza ma, il loro smantellamento e la bonifica del territorio contaminato (ultimamente anche dalle sue parole). Si tenga pure i soldi che vorrebbe anticipare per la copertura dei parchi di minerale; li usi per cose più “strategiche” per la nazione. I parchi di minerale devono scomparire insieme all’intera Ilva.
Sappia, infine, che, secondo noi, lei ha colmato la misura (in greco: έχετε γεμίσει το βάζο τώρα – in tarantino dorico: Mo’ hé ‘nchiútɘ ‘u prisɘ)».