La necessità di sicurezza per le aziende agricole
I nuovi recenti “colpi” messi a segno da una banda di criminali ai danni di aziende agricole di Manduria e della zona, attraverso un modus operandi molto simile, ha nuovamente richiamato l’attenzione della comunità sulla necessità che l’intero comparto, fondamentale per l’economia del luogo, sia maggiormente tutelato.
Gregory Perrucci, titolare dell’azienda “Felline” vittima poco meno di un anno fa di un furto di numerosi e costosi macchinari agricoli, aveva lanciato, l’altro ieri, una provocazione.
«Sarà bene cominciare a pensare ad un sistema di ronde privato se vogliamo contrastare il dilagare di questo fenomeno», era stato il suo sfogo sul proprio profilo facebook.
A freddo, Gregory, uno degli imprenditori vinicoli più importanti della città messapica, ritorna sull’argomento e spiega il proprio pensiero.
«Ho usato il termine “ronde” per provocare, ma nessuno ha colto l’intenzione. Spiego meglio il concetto allora» afferma Perrucci. «Come cittadini, siamo perennemente e invasivamente controllati: tracciabilità, intercettabilità delle nostre comunicazioni, denaro contante pressocchè abolito, dichiarazioni da rilasciare ovunque, del tipo che non siamo mafiosi, non stiamo riciclando, non stiamo evadendo, non stiamo inquinando, non stiamo prestando il nome a mafiosi, non stiamo importando valuta dall’estero, non la stiamo esportando. Insomma dobbiamo divincolarci da una serie di presunzioni legali e pregiudiziali di disonestà. Se, come cittadini, ci organizziamo per protestare, dissentire, reclamare in forme democratiche, lo Stato e i suoi organi arrivano puntuali a contenerci, controllarci, frenarci».
Perrucci svela la finalità della propria provocazione, figlia della propria rabbia per non poter contare su un efficace controllo delle aziende agricole.
«Se ufficializziamo l’organizzazione di ronde notturne per controllare il territorio, scommetto che saranno attivati posti di blocco ovunque per verificare che non giriamo armati, che non stiamo organizzando una polizia privata, che non abbiamo precedenti ecc. ecc. Se invece è la criminalità che mette sotto scacco il cittadino, lo Stato si giustifica con l’endemica mancanza di personale, la limitatezza dei poteri d’indagine, la dispersione delle risorse su troppi fronti da coprire e il problema siamo ancora noi cittadini che non ci tuteliamo sufficientemente e che non siamo disponibili ad infiltrarci per “riacquistare” dai criminali la refurtiva. E, se lo facciamo di nascosto, siamo dei ricettatori di noi stessi che incoraggiano la malavita!».