martedì 26 novembre 2024


21/02/2018 10:07:36 - Manduria - Attualità

«Non esistono due culture che non hanno niente in comune, è proprio sui punti in comune che dobbiamo lavorare per costruire il dialogo e la convivenza»

 

La giovane graphic journalist italo-tunisina Takoua Ben Mohamed incontrerà gli studenti del liceo “De Sanctis-Galilei” di Manduria. L’evento, che si terrà domani, alle 16,30, presso il teatro del “De Sanctis”, è inserito nel programma delle manifestazioni legate al progetto “FA.Ci.L.E” (FormAzione Civico Linguistica E servizi sperimentali).

«Non esistono due culture che non hanno niente in comune, è proprio sui punti in comune che dobbiamo lavorare per costruire il dialogo e la convivenza»: a sostenerlo, con convinzione, è Takoua Ben Mohamed, che giovedì presenterà il suo libro “Sotto il velo” (Edizioni BeccoGiallo), una striscia a fumetti che racconta con ironia e leggerezza la quotidianità di una giovane donna che ha liberamente scelto di portare il velo in Italia.

Takoua Ben Mohamed, nata in Tunisia e cresciuta a Roma insieme alla sua famiglia di rifugiati politici, ha scelto il fumetto e l’ironia come mezzo per affrontare temi attuali e delicati, dalla lotta alle discriminazioni al dialogo tra culture all’integrazione. Il suo processo di integrazione è stato un viaggio in cui gli ostacoli non sono mancati. L’arte però l’ha aiutata e nei suoi fumetti racconta, con ironia, cosa vuol dire essere musulmana velata nella nostra penisola, parlando di cittadinanza, discriminazione ma anche dialogo e rispetto tra culture.

Attivista in ambito sociale, giovanile e umanitario dall’età di 10 anni, ha fondato il “Fumetto intercultura” a 14 anni, un progetto di graphic journalism che ha ricevuto diversi riconoscimenti poiché definito strumento di dialogo interculturale ed inter-religioso.

Takoua porta il velo dall’età di undici anni e lo fa per libera scelta. Il padre non era d’accordo perché la riteneva ancora poco consapevole del significato intrinseco che questo tradizionalmente rappresenta. Lei, invece, ha messo il hijab (velo non integrale) quasi per sfida, per conoscere meglio se stessa e gli altri.

«Era passato poco tempo dall’attentato alle torri gemelle e notavo, andando in giro con mia sorella più grande che già lo indossava, come gli sguardi delle persone si soffermassero, spesso con diffidenza, su di lei. Il mio primo giorno alle scuole medie è stato esemplificativo: un ragazzino mi si è avvicinato urlando “talebana, terrorista”. Pensare che all’epoca non sapevo neanche cosa fosse Al Qaeda».

L’evento, organizzato dall’associazione Popularia onlus, dal liceo “De Sanctis-Galilei”, dalla Cooperativa Rinascita e dall’Ambito Territoriale 7, è aperto anche al pubblico esterno, con ingresso libero.











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