martedì 26 novembre 2024


22/02/2008 14:38:35 - Manduria - Attualità

Il codice regionale del commercio prevede che “la variazione di mercati o fiere possa essere disposta solo per riduzione del numero di operatori-espositori, persistente scarsa funzionalità, attrattività verificatasi con la decadenza del 70% delle concessioni esistenti, per motivi di pubblico interesse o per cause di forza maggiore”

 

    Il precipitare degli eventi intorno a quella che, fino a pochi giorni addietro, sembrava una possibilità remota, mi spinge ad anticipare il risultato di una ricerca che avrei riservato volentieri per un tempo più adatto.

    Infatti, avrei preferito darne notizia qualche giorno prima dell’inaugurazione della campionaria manduriana, come buon auspicio per la riuscita di un parto che, ahinoi, si presenta ogni anno difficile.

   Ma quanto è accaduto quest’anno, purtroppo, ha superato ogni ragionevole previsione.

  Avrete compreso tutti che intendo riferirmi alla nostra Fiera Pessima, ricca di secoli di storia, il cui successo è legato al suo ciclico, puntuale ripetersi in un preciso periodo dell’anno, in concomitanza con la festa patronale minore e con l’avvio della stagione primaverile.

   Il mio intervento, oltre che da esigenze di divulgazione storica, è anche diretto a confutare, senza voler assolutamente entrare in polemica con nessuno, l’opinione di quanti ritengono che l’evento possa essere facilmente differito ad una data diversa.

   L’argomento, contrario a questa tesi, deriva proprio dal risultato della ricerca ed è costituito da un documento storico - che aggiungo agli altri riguardanti la nostra fiera, pubblicati lo scorso anno - dal titolo “Nota delle fiere e de’ mercati che si celebrano ne’ reali domini di qua del Faro”.

   E’ questo un bollettino ufficiale risalente alla prima metà dell’Ottocento, che contiene un elenco dettagliato di tutti gli eventi commerciali - giuridicamente riconosciuti ed autorizzati in età borbonica - che erano soliti svolgersi nella parte peninsulare del Regno delle Due Sicilie (cioè in quella posta “al di qua” rispetto al "Farum", ossia a nord del Faro di Messina).

   A pag. 613 del bollettino, alle voci “Provincia di terra d’Otranto”, “Fiere”, è scritto: “Da’ 9 a 12 di marzo, e ne’ dì 3 e 4 di agosto in Manduria”. Vengono così ufficializzati i giorni in cui, all’epoca, era autorizzato lo svolgimento delle due fiere locali: quella primaverile denominata di San Gregorio (o anche Pessima) e quella estiva di San Domenico. 

  Nello stesso documento sono riportate le date delle due fiere concorrenti (di Ostuni e di Lecce) che, a seguito di ricorsi presentati dalle rispettive amministrazioni civiche,  avevano dato luogo alla riduzione del periodo di svolgimento della fiera primaverile di Manduria (anticamente fissato dall’1 al 15 di Marzo).

   Lo svolgimento delle manifestazioni fieristiche dei due centri vicini, che - secondo gli storici locali- erano state oscurate da quella manduriana, è indicato “nel dì 19 marzo” per Ostuni, e “ne’ dì 24 e 25 di aprile” per Lecce.

   Per completezza, preciso che al primo bollettino segue l’altro intitolato“Nota delle fiere e de’ mercati che si celebrano ne’ reali domini oltre il Faro” che riguarda, appunto, la parte insulare del Regno, ossia la Sicilia.

   Questo, in maniera molto sintetica, è il contenuto del documento rintracciato, che espone con chiarezza il punto della situazione in quel contesto storico e giuridico: un modello statuale come quello borbonico che, certamente, non brillava per l’efficienza della sua amministrazione, non aveva lasciato nulla all’improvvisazione, ma aveva regolato con precisione i tempi e i luoghi in cui le principali ricorrenze commerciali dell’epoca (le fiere e i mercati) avrebbero dovuto tenersi.

   La regolamentazione serviva anche ad evitare che esse potessero sovrapporsi danneggiandosi a vicenda.

   In tale contesto, l’antica fiera primaverile di Manduria trova un ulteriore titolo che ne regola la collocazione temporale e un riconoscimento storico-giuridico che deve sconsigliare variazioni di data inopportune, soprattutto quando abbiano come unica giustificazione quella di turare la falla prodotta dalla mancata organizzazione dell’edizione di marzo 2018.

   Dalla storia mi sia consentito un rapido passaggio all’attualità per rilevare che anche la normativa vigente sembra ostacolare il differimento dell’evento fieristico.

   La fattispecie trova la sua regolamentazione nella legge regionale e, precisamente, nel cosiddetto Codice regionale del commercio (L.R. Puglia n.24/2015) che all’art.34 prevede che la variazione di mercati o fiere possa essere disposta solo per riduzione del numero di operatori-espositori, persistente scarsa funzionalità o attrattività verificatasi con la decadenza del 70% delle concessioni esistenti, oppure per motivi di pubblico interesse o cause di forza maggiore non altrimenti eliminabili.

  Francamente, mentre nella “forza maggiore” sarebbe stato facile ricondurre le avversità atmosferiche che, loro malgrado, fino ad oggi non hanno mai impedito il regolare svolgimento della fiera (che così si è guadagnata, sul campo, la promozione a “Fiera Pessima”), difficilmente potrebbero essere ricondotte in questa nozione le vicende amministrative che dovrebbero impedire, quest’anno, lo svolgimento della manifestazione.

  Se proprio si intende organizzare l’evento, una strada potrebbe essere quella di riprendere (magari solo in via sperimentale) l’antica Fiera agostana di San Domenico, ormai desueta, evitando di compromettere il nome e la fama raggiunta dalla Pessima con una variazione di calendario che potrebbe risultare fatale.

 

Giuseppe Pio Capogrosso 

 

 

1) L'unitarietà geografica del Regno di Sicilia viene interrotta nel 1282, quando con i Vespri Siciliani sarà diviso in duei: il "Regnum Siciliae citra" (o Regno di Napoli), nella parte di terraferma con la dinastia Angioina e il "Regnum Siciliae ultra" (o Regno di Sicilia), a sud nell'isola, con gli Aragonesi. Le espressioni "citra" (al di qua) e "ultra" (al di là) si riferiscono alla posizione del singolo stato rispetto al Faro di Messina. Questa distinzione geografica sarà conservata anche durante la dominazione borbonica (1734-1861) e dopo la istituzione del Regno delle Due Sicilie (il cui nome non è attribuibile, come qualche autore vorrebe far credere ad ignoranza in materia geografica, ma alla volonta di unificare le due corone “siciliane”) continuando il riferimento nei documenti di stato a "domini al di qua e al di là del Faro"

 

2) Nello stesso bollettino alla voce “Mercati” è riportata anche la data fissata per il mercato settimanale che doveva tenersi: “In ogni giovedì in Manduria”.











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