Chiara, diplomanda del liceo classico linguistico: «A me dispiace vedere noi giovani così disinteressati verso il mondo della politica e soprattutto al valore di questo diritto (il voto) combattuto ,con il sangue e con le unghie»
«Domenica 4 marzo 2018, io e tutti i neo diciottenni siamo stati chiamati per la prima volta ad esprimere il nostro diritto e anche dovere di voto. Non nego che l’attesa si sia rivelata un grosso impegno ed effettivamente il mio cuore ha iniziato a scalpitare gli ultimi minuti,mentre la mia mente è stata pervasa da mille pensieri e mille domande: “faró la scelta giusta?”, “Sono pronta per un impegno così importante?”.
Ieri mattina ho avuto la risposta. Con il cuore in mano devo ammettere di essere delusa e frustrata dal comportamento di alcuni miei coetanei e di alcuni cittadini. Posso assicurare che a scuola ci insegnano ad amare le nostre origini, il nostro Paese, a scuola si studiano personaggi illustri, attivisti politici del passato che hanno dedicato la propria vita al cambiamento del proprio Paese, al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini, a scuola si studiano le grandi rivoluzioni compiute dal popolo; ma oggi mi rendo conto che tutto questo nella vita reale diviene astratto, non viene preso in considerazione e in più, gli stessi studenti che hanno mostrato ammirazione per personaggi come Alfieri, Parini, Foscolo e tanti altri, ieri hanno deciso di non valutare il vero significato della parola VOTO.
A me dispiace vedere noi giovani cosí disinteressati verso il mondo della politica e soprattutto al valore di questo diritto (il voto) combattuto,con il sangue e con le unghie. Mi dispiace dire che il popolo italiano e noi giovani in primo luogo contribuiamo al crollo del NOSTRO Paese.
Il valore della storia dovrebbe insegnarci ad essere affamati e incazzati allo scopo di raggiungere il benessere comune. Vorrei chiudere con una citazione, con l’auspicio che sia un modo per riflettere: «Accade sovente,in questi tempi, di ascoltare gente che dice di vergognarsi di essere italiana. In realtà abbiamo buone ragioni di vergognarci:prima fra tutte, il non essere stati capaci di esprimere una nuova classe politica che ci rappresenti».
Primo Levi
Chiara Dilorenzo