La lettera di “Manduria Noscia” al commissario straordinario Garufi
«Uno dei tufi della struttura del pozzo del Fonte Pliniano, scomparso qualche tempo fa, non è stato rubato. E’ semplicemente caduto all’interno della spelonca. Occorre dunque intervenire al più presto, per recuperarlo e per risistemarlo nella sua originaria ubicazione».
Il movimento “Manduria Noscia” è ancora una volta particolarmente attento ai beni archeologici. Dopo aver segnalato, la settimana scorsa, alcune disfunzioni relative al museo della civiltà messapica, oggi scrive al commissario straordinario Francesca Adelaide Garufi per auspicare un intervento al Fonte Pliniano.
«Si tratta di un pozzo posto all’interno di una grotta naturale di 18 metri di diametro e 8 metri di larghezza, all’interno del nostro Parco Archeologico» ricorda, in premessa, il movimento “Manduria Noscia”. «Da questa grotta si innalza una struttura cilindrica, composta da tufi secolari, dalla quale spunta un albero di mandorlo.
Qualche tempo fa scomparve di uno dei tufi della struttura del pozzo. Tufi che hanno un valore storico e culturale immisurabile. In realtà, fortunatamente, non si è trattato di un furto, ma molto probabilmente, per colpa di “intemperie”, il massiccio tufo è precipitato all’interno del pozzo».
Al commissario si chiede di intervenire prontamente per far ricollocare il travertino nella sua originaria ubicazione.
«Questo intervento è necessario per evitare che il tufo si rovini ulteriormente» chiarisce “Manduria Noscia”. «E’ di questi giorni la notizia del ritrovamento, all’interno del nostro Parco Archeologico, di una nuova tomba, di probabile età medievale, contenente i resti di un bambino. Il Parco Archeologico insieme al Museo e al Fonte Pliniano formano le basi della storia della nostra Manduria».