Ecco il comunicato finale
«CHIUDIAMOLA QUA!
Perché?
Perché non esiste alcuna differenza tra lavoratore e cittadino. Non può essere proposto né accettato alcun ricatto occupazionale. Non si possono mettere sui due piatti della bilancia lavoro e salute perché “ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose” (Carta europea dei diritti fondamentali dell’uomo, art. 31 comma 1).
Perché il Governo centrale garantisce ai prossimi acquirenti o affittuari dell’impianto siderurgico le stesse condizioni di immunità penale previste per i commissari straordinari, contrarie all’articolo 41 della Costituzione italiana, nel quale viene specificato che “l’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”
Perché la salute e le libertà degli individui non vengono salvaguardate dall’impatto venefico delle emissioni inquinanti della grande industria, come garantito ancora dall’art. 41 della Costituzione italiana.
Perché a Genova la produzione dell’acciaio è stata dichiarata altamente tossica per lavoratori e cittadini, e nonostante l’intervento della Magistratura che nel 2012 ordinò il fermo dell’area a caldo senza facoltà d’uso, a Taranto si continua a mantenere una situazione di conclamata emergenza ambientale e sanitaria a forza di decreti legge.
Perché, in barba agli articoli della Carta internazionale dei diritti del bambino, ai più piccoli tra i tarantini viene vietato il naturale sviluppo, il diritto al gioco e all’istruzione. Né vengono garantite, come recitato nell’art. 3 della Costituzione italiana, le condizioni atte a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”
Perché i giovani abbandonano la nostra terra, che è anche la loro terra, la impoveriscono ancora di più, lasciando una popolazione sempre più vecchia e sempre più malata.
Perché i nostri tecnici di riferimento sono i medici, non gli ingegneri della siderurgia.
Perché la percentuale di disoccupazione dell’intera provincia è divenuta drammatica, insopportabile e non più sostenibile, grazie anche al peso specifico della più grande ed inquinante industria siderurgica dell’intera Europa.
Perché la sublime bellezza della provincia tarantina è stata ferita, violentata, rapinata e nascosta agli occhi dei suoi stessi figli, scientemente, presentando brutture dichiarate insostituibili e necessarie e negando, per queste ragioni, un futuro più compatibile con le peculiarità del territorio.
Perché ci viene impedito dalle emergenze e dalle criticità di parlare al mondo intero proprio della Bellezza e della Storia che Taranto può vantare.
Perché neppure i nostri defunti riposano in pace, con le loro tombe sporcate sistematicamente dalle polveri dell’Ilva, colpevole del disprezzo più vile verso i vivi: l’offesa ai morti.
Perché sappiamo benissimo che far fruttare tutti i nostri tesori, consegnatici dalla natura e dagli dei, è l’unica strada che porterà Taranto ad essere nuovamente rispettata, provincia europea tra le province europee, parte di questa Italia e non più suo possedimento.
E perché ogni giorno in più di attività dell’Ilva accumulerà ancora mesi e mesi di disastri ambientali e insopportabile emergenza sanitaria.
Chiudiamola qua! Adesso!».