Il resoconto della serata finale con le relazioni di Lucia Fasano Milizia, Sergio Ludovico e Antonio Cavallo
Le scuole, insieme, riscoprono il territorio. “Insieme per conoscere il territorio” è la denominazione di un progetto che ha coinvolto primo e secondo circolo didattico di Sava e scuola media “papa Giovanni XXIII”, istituto, quest’ultimo, capofila del progetto.
Alunni, corpo docente e dirigenti hanno compiuto un viaggio all’interno delle bellezze del territorio di Sava.
«Territorio» ha spiegato la dirigente della scuola media “Papa Giovanni XXIII”, dott.ssa Maria De Carlo, «inteso non in senso stretto, quindi campanilistico. L’amore per il proprio paese va proiettato in una dimensione più ampia. E si ama solo se si conosce».
Una tappa intermedia del progetto è stata la conferenza che ieri sera si è tenuta nell’auditorium del centro servizi sociali di piazza Risorgimento, alla quale hanno partecipato i dirigenti delle tre scuole (il dott. Forleo per il primo circolo, la dott.ssa Alfonso per il secondo circolo e la dott.ssa De Carlo per la scuola media “Papa Giovanni XXIII), il sindaco di Sava Aldo Maggi, e tre relatori: la prof.ssa Lucia Fasano Milizia, l’arch. Sergio Ludovico e il prof. Antonio Cavallo (ha condotto la serata il prof. Ciro Zaccaria).
Davanti ad una platea ricca di alunni e studenti, i tre relatori hanno condotto per mano i presenti in un viaggio nelle tradizioni, nella cultura e nelle bellezze artistiche di Sava.
La prima ad intervenire è stata la prof.ssa Lucia Fasano Milizia, la quale, già autrice di un libro sull’argomento, si è soffermata su un segmento di cultura contadina, che va scomparendo: i frantoi ipogei e semi ipogei.
«La conoscenza prepara all’amore per il territorio. Altrimenti la conoscenza servirebbe solo per risolvere le parole crociate» è stata la premessa della prof.ssa Fasano Milizia, che poi ha mostrato diverse foto di ulivi secolari. «Noi siamo abituati a vederli e, quindi, probabilmente non notiamo e apprezziamo più la loro secolare bellezza. Al contrario dei turisti, che quando vengono da noi sono colpiti dalla maestosità di questi alberi. Alberi che dovrebbero ora essere protetti dal mercato in atto da tempo: gli ulivi vengono infatti venduti ai milionari del nord (per cifre non inferiori ai 3.000 euro), che poi li ripiantano nelle loro ville. Esiste una legge in proposito, ma non può essere ancora operativa in quanto non è concluso il monitoraggio degli ulivi: sono 60 milioni, di cui 15 milioni secolari e 5 milioni pluri secolari».
Poi la prof.ssa Fasano Milizia è entrata nel vivo della sua relazione.
«Alla fine dell’800 a Sava vi erano ben 33 trappeti sotterranei» ha fatto notare. «Tantissimi se rapportati alla popolazione dell’epoca: circa 5.000 abitanti. Mi chiedo come sia stato possibile farne sopravvivere solo 2 o 3. Immagino che ne esistano degli altri, magari spogliati delle parti lignee. A meno che gli attuali proprietari non abbiano pensato di trasformarli tutti in garage».
Poi è arrivata la descrizione.
«Di solito un trappeto era grande circa 300 metri quadrati. Veniva scavato per diversi motivi. Uno era anche economico: scavare era più semplice e meno dispendioso economicamente che costruire. Poi c’era anche una ragione legata alla temperatura: nei trappeti c’era bisogno di un ambiente tiepido. E proprio per questo, ad esempio, le scale, di solito molto ripide e strette, avevano un’apertura sempre rivolta a sud, per evitare di far entrare il vento gelido di tramontana».
E’ seguita poi la descrizione dettagliata dei trappeti e la lunga e durissima fase della lavorazione delle olive.
Il secondo relatore è stato l’arch. Sergio Ludovico, uno dei progettisti dell’intervento di restauro della chiesa Matrice, al quale recentemente è stata dedicata una mostra fotografica. Proprio grazie all’ausilio delle fotografie, l’arch. Ludovico ha dapprima mostrato le precarie condizioni della chiesa Matrice prima dell’intervento e, quindi, ha analiticamente descritto tutte le fasi del restauro: del tetto, delle facciate e degli interni. Ha descritto per brevi cenni quella che è stata la storia della chiesa Matrice (sin da quando è stata eretta, prendendo il posto della originaria chiesa Matrice, quella della Mater Domini, per poi soffermarsi sulle modifiche di cui è stata oggetto nel corso dei secoli).
«Grazie ad una committenza illuminata, quella dell’attuale parroco don Teodoro Tripaldi, siamo riusciti a recuperare alcuni particolari originari, come la finestra trilobata, al fine di ripristinare l’originalità del manufatto» ha concluso l’arch. Ludovico.
L’ultima relazione è stata quella del prof. Antonio Cavallo, ideatore, per le tre scuole di Sava, di un calendario pro-Unicef. Questo calendario pone in evidenza alcuni degli scorci più belli di Sava (mostrati anche durante la serata), accompagnati dai disegni di alunni e studenti, che hanno riprodotto con matite e colori, in alcuni casi con ottimi risultati, gli oggetti dei flash del prof. Cavallo.
«Questa non è la conclusione, bensì l’inizio di un altro percorso» è stata la promessa della dott.ssa Maria De Carlo. Auspicio che presuppone altri viaggi nelle bellezze della cittadina pavese.
E per chi ieri sera non era presente alla cerimonia, un dovere morale: entrare in possesso (crediamo con delle offerte a favore dell’Unicef) dello splendido calendario (di cui vi mostriamo alcune foto e alcuni disegni nella galleria fotografica) degli alunni delle scuole di Sava.