«E’ il sindaco, insieme alle associazioni e ai cittadini impegnati, che deve avere il coraggio di disegnare il futuro della città. Invece, lei lo chiede ai sindacati, assolutamente assenti per quanto riguarda le tematiche ambientali e sanitarie e capaci di indignarsi e battere i pugni sul tavolo solo per tagli di posti di lavoro e stipendi»
«Dottor Rinaldo Melucci,
a nessuno può essere concesso di affermare che con la dignità dei tarantini non si scherza più e poi chiedere esclusivamente ai sindacati se intravedono un piano B (non si sa se per Taranto o per il mantenimento in vita dell’Ilva). A nessuno è permesso di richiamare le origini spartane della città e poi comportarsi da ilota.
Taranto, innocente lazzaretto alimentato dagli untori di Stato, dovrebbe poter contare sul potere decisionale del suo primo cittadino. E’ il sindaco, insieme alle associazioni e ai cittadini impegnati, che deve avere il coraggio di disegnare il futuro della città. Invece, lei lo chiede ai sindacati, assolutamente assenti per quanto riguarda le tematiche ambientali e sanitarie e capaci di indignarsi e battere i pugni sul tavolo solo per tagli di posti di lavoro e stipendi. I nostri riferimenti restano i medici e non i sindacalisti o gli ingegneri metalmeccanici; anche per lei, quale responsabile della salute pubblica, dovrebbe essere lo stesso.
Per quanto ci riguarda, e riteniamo di non essere i soli, il piano A, l’unico possibile, passa esclusivamente per la chiusura delle fonti inquinanti, la bonifica delle zone inquinate e la riconversione economica e sociale del territorio e dei suoi abitanti. Insopportabilmente troppo alto è stato il prezzo pagato dai suoi concittadini per il tanto pubblicizzato benessere della nazione intera, a cominciare dal disprezzo per la vita dei tarantini e della provincia intera. Nessun rispetto neppure per i nostri defunti, come lei ben sa.
Siamo ormai da anni fermi al capolinea di una produzione che qualcuno anacronisticamente continua a chiamare “strategica” e che tuttavia continua ad alimentare con denaro pubblico, sottraendolo a ben più importanti capitoli (salute, istruzione, ricerca, ambiente, alternative eco-compatibili). Non c’è nulla di “strategico” in una produzione pagata con malattie e morte. Non c’è nulla di più barbarico, nulla di più antidemocratico. E come si può accettare che si conceda l’immunità penale anche ai prossimi inquinatori, mentre i nostri figli si ammalano e muoiono e diventano solo una fotografia da guardare ogni tanto? Bisognerebbe chiederlo ai tanti, troppi genitori di questa terra tarantina che hanno bagnato di lacrime quelle foto, mettendosi dalla loro parte per domandarsi quale articolo della Costituzione italiana si può spingere fino a questo punto.
Eppure, lei non intravede un piano B. Basterebbe aprire gli occhi per averlo chiaro in mente. Basterebbe guardare Taranto dall’alto per vedere la B che tanto sembra voler cercare. La sua grande B è il mar Piccolo, una delle cose di cui parlammo e che sembrava riscuotere il suo interesse, nell’unico incontro che abbiamo avuto con lei. La sua “grande B” è il mar Piccolo con tutto quello che c’è intorno.
Il piano B glielo suggeriscono le dichiarazioni dei visitatori, affascinati dalla sublime bellezza della città.
Avrebbe motivi sufficienti per sorridere all’idea di un futuro diverso che possa tenere legati alla città, attraverso opportunità di lavoro pulito, i suoi concittadini più giovani; avrebbe motivi sufficienti per vedere diminuire i problemi sanitari ed ambientali e riportare le attuali insopportabili percentuali nelle medie regionali; per fare di Taranto l’esempio mondiale di riconversione economica utilizzando e facendo fruttare le peculiarità del territorio. Visto che lei stesso ha richiamato le origini di Taranto, avrebbe motivi sufficienti per passare alla storia da Spartano e non da ilota.
Le suggeriamo di non dichiarare con tanta superficialità che meno del 50% dei tarantini sono per la chiusura delle fonti inquinanti, utilizzando l’inconsapevolezza per confermare i suoi dati. Regali ai tarantini una visione differente di futuro e poi vedremo di quali percentuali parlare.
Ci permettiamo anche di suggerirle di ascoltare le associazioni attive sul territorio e i professionisti e cittadini che da anni propongono idee qualitativamente interessantissime.
In ultimo, pretendiamo, come cittadini di Taranto una risposta ad una semplicissima domanda: “lei, sindaco di Taranto, responsabile della salute dei cittadini, ci può assicurare che la salute dei cittadini da lei amministrati è certamente tutelata dalle emissioni derivanti dalla zona industriale della città in ogni periodo dell’anno?”
Restiamo in attesa di una risposta che, riteniamo, certamente arriverà».
Genitori Tarantini