martedì 26 novembre 2024


22/05/2018 06:23:44 - Manduria - Attualità

«La versione completamente dei fatti che il ministro Minniti fornisce nella sua relazione con cui decreta lo scioglimento del Comune di Manduria per infiltrazione mafiosa è completamente distorta. Quattro righe che pesano come un macigno sulla mia onorabilità, anche per effetto della gogna mediatica cui sono stato sottoposto a seguito della sua pubblicazione»

 

L’ex sindaco Roberto Massafra querela il ministro Marco Minniti. Oggetto dell’azione giudiziaria annunciata da Massafra la descrizione dell’episodio che lo riguarderebbe: una presunta raccomandazione, “mai riscontrata nei fatti”, per l’assunzione di  un appartenente alla criminalità organizzata.

«La pubblicazione della relazione prefettizia che ha determinato lo scioglimento del Consiglio conferma che non ho avuto alcun ruolo nell’assunzione» afferma con vigore l’ex sindaco. «Infatti, l’intercettazione ambientale in cui vengo citato riguarda una conversazione tra malavitosi e, come si evince chiaramente dalla stessa relazione prefettizia, l’indagine della Procura Antimafia non ha prodotto alcun riscontro alle affermazioni dei suddetti pregiudicati. Tant’è che la stessa intercettazione ambientale non riscontrata, e quindi inutilizzabile ai fini dell’indagine, non è stata riportata nelle 600 pagine della relazione finale dell’inchiesta “Impresa”, ove il mio nome non compare, se non come riferimento alla mia totale “impermeabilità” a tentativi di condizionamento mafioso».

Massafra entra anche nel merito giuridico della vicenda.

«Appare di per sé già abbastanza “anomalo” che la Commissione d’accesso antimafia, e successivamente il Prefetto di Taranto, abbiano ripescato un’intercettazione ambientale non riscontrata, dalla cui lettura, peraltro, si intuisce chiaramente il tentativo di uno dei malavitosi di giustificarsi per un impegno non mantenuto, attribuendone la colpa al sindaco. È  noto, infatti, che una “fonte tecnica di prova” non può essere utilizzata ai fini giudiziari se priva di qualsiasi elemento di riscontro. Il Prefetto Cafagna almeno ha avuto la prudenza di usare il condizionale, concludendo che “nel corso dell’indagine non sono stati acquisiti elementi di riscontro”.

Nella relazione di Minniti, invece, non solo viene usato l’indicativo al posto del più prudente condizionale, ma soprattutto non viene fatto alcun cenno alla mancanza di qualsiasi riscontro probatorio che confermasse quanto contenuto nella intercettazione ambientale, sebbene questo risultasse a chiare lettere dalla relazione prefettizia. Non avrò pace sino a quando quelle quattro infamanti righe della relazione ministeriale non verranno cancellate, ovvero opportunamente corrette con quanto risultante inequivocabilmente dalla presupposta relazione prefettizia».











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