Da un viaggio d’avventura in Thailandia di papà Salvatore alle profonde riflessioni della figlia Chiara Dilorenzo
Qualche mese fa in occasione di un viaggio lontano ho scritto a mio padre alcune considerazioni sulle mie esperienze passate.
Vi allego lo scritto: «Alla persona che vuole divorare il mondo, affamato dalla ricerca di se stesso e dalla voglia di assaporare ogni pezzo di mondo.
Questo non sará solo un viaggio d’avventura perchè sará soprattutto un viaggio introspettivo... Per 15 giorni camminerai sulle tue gambe, farai affidamento sul tuo sapere ed apprenderai nuove cose, i tuoi occhi ammireranno nuovi paesaggi, vedrai con i tuoi occhi la povertà ma ci lascerai sicuramente il cuore! Una nuova cultura invaderá il tuo animo, un nuovo modo di vedere il mondo e le persone sorgerà in te...che questo viaggio possa essere ricco di nuove emozioni! Buon viaggio papá, ti vogliamo bene».
Al suo ritorno la risposta è stata immediata e le sue emozioni ed esperienze hanno dato voce al suo “percorso”;
Anche qui vi allego lo scritto:
«Questo non è stato un viaggio, è stato “Il viaggio”. Mi ha dato l’opportunità di coronare un sogno, quello di partire alla scoperta di me stesso, misurandomi con le mie forze ed i miei limiti, con il mio coraggio e le mie paure, ma soprattutto mi ha portato a affrontare quelle difficoltà che ogni uomo può incontrare nella sua vita, ma che deve sempre imparare a superare.
Avrei potuto fare il turista tanto qui tutto sta diventando un industria del turismo, magari avrei potuto godermi la mia vacanza sotto una palma davanti al mare ed invece ho scelto di viverlo questo VIAGGIO.
A 45 anni decidere di mettere in spalla uno zaino e partire, non è facile. Io l'ho fatto ed ho rimesso in gioco me stesso... alcune volte ho pensato di rinunciare, ma la voglia di farcela ed i sorrisi di questa gente mi hanno dato sempre la forza per continuare. Ho camminato per chilometri, mi sono perso nei campi di cocco e di banane dove ho incontrato un anziano signore che mi ha invitato nella sua casa, ho usato la bici e mi son ritrovato sotto una capanna a condividere da mangiare con dei contadini nelle risaie, ho preso autobus e treni che Dio solo sa come facciano ad essere ancora in funzione (e chi conosce la Thailandia sa di cosa parlo), ho dormito in alberghi di fortuna dove a volte dovevi condividere alcuni spazi e dove a volte preferivi buttarti a terra per dormire piuttosto che sul letto. Ho voluto vivere a contatto con la gente del posto, con quella gente che qui ha poco o a volte niente, ma che non manca mai di donarti un sorriso o venirti incontro. Ho girato per mercati piuttosto che per musei, ho respirato ‘'aria mistica dei templi e l'odore acre delle baracche ed ho avuto in molti casi pudore e rispetto per questa gente che vorrebbe conservare la propria dignità piuttosto che farsi scattare foto da chiunque venga barbaramente a fare selfie con la miseria. Ho visto le differenze tra le città dove tutto volge al lusso ed all'innovazione incuranti di quella tangibile diseguaglianza sociale che qui è tanto evidente, sono stato anche nei piccoli paesi dove ancora il turista è meno invasivo e dove tutto scorre con tempi e ritmi da noi ormai dimenticati.
Da Chiang Mai a Chiang Rei, a Phayao, a Phrae, a Lopburi ed a Bangkok ed a Mae Klong, più di 1000 km, quei chilometri, a volte pochi, che diventavano interminabili viaggi in suidici autobus o in vecchi treni sferraglianti e rumorosi, eppure era in quei momenti, in quei "tempi morti" che guardando fuori, riuscivi a far correre i pensieri ed a viaggiare veramente rivolgendo i pensieri a:
... ai miei figli, ma ai giovani in generale, vi dico viaggiate, non fermatevi al cellulare costoso o alla borsa firmata o al vestito griffato, non fermatevi a bramare del superfluo, aspirate ad apprendere dall'esperienza, aprite la mente al confronto alla scoperta del mondo intorno a voi, esplorate, camminate, non abbiate fretta di vivere, non abbiate pregiudizi, imparate ad adattarvi, imparate a "BASTARE A VOI STESSI" accogliete nuove culture, immergetevi nella vita dei popoli, scendete al loro livello e condividete con loro la quotidianità, siate viaggiatori e non turisti, abbandonate le comodità del resort di lusso e prediligete il contatto con la gente, quella vera e genuina che ha sempre qualcosa da insegnare consentendo a voi di imparare.
... a mia moglie, la donna della mia vita, che ringrazio per avermi dato l'opportunità di fare una simile esperienza e di aver appoggiato questo mio progetto con lo stesso entusiasmo che da sempre ci ha accompagnato nei nostri viaggi insieme.
... ai miei amici tutti ed alle persone che mi hanno e mi vogliono bene e che hanno contribuito coi loro consigli ed i loro timori a farmi affrontare con spirito libero, ma sempre vigile il mio cammino.
...a mia madre che sin da piccolo mi ha aiutato ad essere autonomo e responsabile senza mai farmi temere di affrontare la vita. ed infine... a mio padre, al quale voglio dedicare questo viaggio perché con i suoi insegnamenti mi ha fatto diventare l'uomo che sono oggi.
Oggi: ho imparato a bastarmi».
Mi piacerebbe che le sue parole fossero non solo un mezzo per esprimere le proprie sensazioni ma, a mio parere, luoghi dell’anima come questi dovrebbero essere raccontati e diffusi per incentivare le future generazioni e, perchè no?, anche i più grandi a non perdere la voglia di superare i propri limiti e la voglia di raggiungere i propri desideri perchè attraverso queste esperienze, attraverso la scoperta del proprio io e di un’introspezione di quest’ultimo il concetto utopico che si attribuisce alla parola eudaimonia (felicità) può divenire realtà.
Chiara Dilorenzo