domenica 22 settembre 2024


01/06/2018 06:29:38 - Provincia di Taranto - Attualità

I turni massacranti e una situazione che quotidianamente si trasforma in una polveriera esplosiva

 

Nella giornata di festa per la polizia penitenziaria davanti al carcere di Taranto si è svolto un sit in di agenti e rappresentanti sindacali della Fp Cgil, dell'Osapp e del Sinappe. La struttura ospita 554 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 315. "Una situazione che - ha sottolineato il segretario della Fp Cgil di Taranto, Cosimo Sardelli - quotidianamente si trasforma in una polveriera esplosiva perché questo sovraffollamento, questa continua condizione di ressa all'interno delle aule detentive si trasforma spesso in violenza, in aggressioni nei confronti del personale e addirittura, nei casi più gravi, in forme di autolesionismo o suicidio tra i detenuti".

Sono solo 277, è stato spiegato, gli agenti previsti da una pianta organica tarata su una capienza di 239 detenuti in meno. Alla polizia penitenziaria "non viene assicurato un adeguato trattamento di dignità nelle condizioni di lavoro. Da contratto - ha osservato Sardelli - gli agenti dovrebbero svolgere 6 ore di lavoro al giorno, ma in realtà non ne fanno mai meno di 8, e per coprire la carenza di personale svolgono lavoro straordinario mensile che arriva fino a tetti di 90 o 100 ore (di cui solo 41 regolarmente pagate)".

Non possono permettersi "neanche riposi compensativi - ha puntualizzato il sindacalista - perché quel sottodimensionamento di organico lo rende praticamente impossibile. Senza contare gli agenti di servizio per il nucleo traduzioni costretti a viaggiare verso altre strutture carcerarie per trasferimenti di detenuti e poi all'indomani costretti ad orari di servizio regolari. Ci attendiamo che questa battaglia di dignità per lavoratori e detenuti venga nuovamente assunta da tutte le istituzioni carcerarie coinvolte ma anche delle forze politiche - ha concluso Sardelli - che hanno il dovere di andare oltre queste mura e guardare in faccia la sofferenza che qui siamo costretti a registrare".











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