La lettera aperta: «Lei è l’esatta e naturale estensione di chi l’ha preceduta nel ruolo di sindaco di Taranto»
«Dottor Rinaldo Melucci,
rappresentare la nostra comunità è il più grande onore a cui un tarantino possa aspirare, il più grande impegno che si possa assumere; fare rispettare il nostro territorio è impresa ciclopica, ma è ciò che si chiede ed è ciò che si giura nello stesso istante in cui si diventa primo cittadino della nostra città.
Nella diatriba, oramai consegnata al passato, a colpi di tweet con l’ex ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, prima del suo incredibile dietrofront con conseguente riallineamento, lei si è spinto fino a richiamare le origini spartane di Taranto, lasciando intendere che da parte sua sarebbe stato adottato un comportamento simile a quello dei nostri fondatori. Per questa ragione, come Genitori tarantini intervenimmo in sua difesa contro le esternazioni fantasiose e ridicole di Calenda, regalandogli quella che alcuni giornali vollero generosamente definire “una lezione di storia”.
Dottor Melucci, a volte la differenza tra uno spartano ed un ilota diventa sottilissima. Se uno si dichiara spartano, come tale deve comportarsi; in caso contrario, cadere nella categoria degli schiavi (gli iloti, appunto) è semplicissimo.
Taranto è precipitata al penultimo posto nella classifica italiana sulla vivibilità. Un affronto insopportabile per una terra di sublime bellezza e per gente che ormai da troppi decenni soffre e muore sull’altare degli affari della nostra nazione.
In un recente passato, pur conoscendo l’importanza di altri problemi, le abbiamo ufficialmente chiesto di attivarsi per individuare i responsabili delle offese arrecate ai sepolcri dei nostri defunti e pretendere da questi di restituire a proprie spese la dignità che il cimitero monumentale San Brunone merita al pari degli altri luoghi sacri dell’intera Italia. Lo avevamo chiesto proprio per affermare che i tarantini meritano rispetto. Lo avevamo chiesto come primo atto per far capire agli inquinatori che più nulla sarebbe stato loro concesso, a Taranto. Come in altri casi, la nostra richiesta non ha ottenuto la sua considerazione. Ci siamo chiesti il perché del suo silenzio e nessuna risposta ha deposto a suo favore. Resta, però, un dato inconfutabile: lei è l’esatta e naturale estensione di chi l’ha preceduta nel ruolo di sindaco di Taranto.
Come tarantini, avremmo gradito che i locali organi di informazione ci tenessero al corrente dei movimenti e delle iniziative dell’Amministrazione cittadina, ma lei ha preferito evitare qualsiasi confronto, concedendo di tanto in tanto solo laconici comunicati stampa. In uno di questi ha voluto rimarcare la sua personale posizione sulle associazioni e i cittadini che da anni si battono per l’ambiente e la salute. Le ricordiamo che la salute dei cittadini da Lei amministrati è tra le maggiori responsabilità che la sua carica le impone, forse la più importante. In questo campo, la sua azione è stata fallimentare, se non addirittura assente. Nessun passo contro gli inquinatori, solo disagi e limitazioni di libertà e diritti per la popolazione. Vogliamo ricordare, a mo’ di esempio, la sua ordinanza che imponeva la chiusura delle scuole del rione Tamburi durante i wind days, seguita da quella che permetteva agli stessi Istituti scolastici l’apertura dalle ore 8 alle ore 12 (proprio le ore di maggior pericolo per la salute, secondo le prescrizioni della Asl tarantina). Tutto qui? No, lei non ha mosso alcuna protesta ufficiale avverso la costruzione della famigerata copertura dei parchi di minerale, ultimo mortale colpo all’idea di sviluppo turistico della città. Nulla ha detto riguardo le falde inquinate, sia di superficie che di profondità; nulla dice sulle emissioni inquinanti che non si vedono. Nascondere la polvere sotto il tappeto: questa sembra la sua politica per l’Ilva. E’ nostra intenzione richiamarla alle sue responsabilità attraverso la raccolta di firme tesa a pretendere di sapere da lei se la salute dei tarantini non è minacciata e, in caso lo fosse, pretendere che lei ponga in essere tutte le misure che la legge mette a sua disposizione per tutelare la salute dei cittadini. La raccolta continua ancora, nonostante le oltre tremila adesioni fino ad oggi riscontrate.
In questi giorni, anche l’Eni si divertita parecchio sulla pelle dei tarantini, facendo a gara con l’Ilva per chi procura danni più seri alla nostra comunità e al nostro territorio. Oggi, 23 luglio 2018, ha nuovamente stravinto l’Ilva.
Probabilmente, durante i consigli comunali, qualche consigliere le avrebbe anche posto domande sull’operato della giunta da lei presieduta già da oltre un anno, ma, a quanto sembra, il sindaco sembra brillare più per la sua assenza che per la sua presenza.
Le navi da crociera che l’anno scorso attraccarono a Taranto sono solo un ricordo, ma sono servite a lei per la sua campagna elettorale. Adesso, non servono più, evidentemente.
Le infrastrutture, il porto, l’aeroporto, la stazione ferroviaria e l’autostrada restano solo il sogno di chi avrebbe voluto per Taranto il posto che le compete per Storia e Bellezza.
Dottor Melucci, “ciò che è giusto è la vera uguaglianza “ e non “ciò che è uguale è la vera giustizia”, dicevano i pitagorici, a cominciare da Archita di Taranto. Da questo, i latini trassero il famoso detto “fiat iustitia, ruat caelum” (sia fatta giustizia anche se i cieli cadono). Giustizia sempre, al di là di qualsiasi conseguenza. Questo, secondo noi, è mancato, nel suo anno da sindaco di Taranto: il senso della Giustizia.
La sua politica per Taranto, fatta di rimpasti continui, tra esoneri di personaggi a lei scomodi e assunzione di persone un tempo all’opposizione, è fallimentare.
Uno spartano saprebbe quando fermarsi, chiedere scusa ed andare; un ilota, al contrario, sa che deve restare schiavo per sempre.
Le chiediamo di fermarsi, chiedere scusa ed andare. Le chiediamo di dimettersi per il bene di Taranto».
Genitori tarantini