Le statistiche raccontano che proprio l’agricoltura tarantina registra segnali di crescita, con un saldo attivo di nuove imprese (+133 iscrizioni nel primo trimestre 2018, +5,7%) e il loro marcato orientamento verso l’imprenditoria femminile (+49%) e giovanile (+24%)
Il contratto di rete in agricoltura, ovvero come costruire forme avanzate di collaborazione per innovare ed essere competitivi sul mercato. Con strumenti flessibili, snelli e moderni in grado di superare i limiti delle singole imprese e di favorirne l’aggregazione, appunto mettendosi in rete e trasformando le debolezze di ciascuno nella forza del gruppo.
Di questi temi si è parlato ieri sera a Laterza, nella sala convegni comunale, durante il seminario informativo organizzato dalla locale sezione di Confagricoltura. Un incontro rivolto principalmente alle aziende agricole ma aperto al contributo degli Ordini professionali di commercialisti, agronomi e consulenti del lavoro della Provincia di Taranto.
Un’opportunità trasversale, che il sindaco di Laterza, Gianfranco Lopane, ha subito colto nel suo saluto iniziale: «Di reti si parla da anni – ha detto - ora è venuto il momento di cominciare a realizzarle e questa è un’occasione importante, perché con Confagricoltura abbiamo avviato da tempo un’intensa collaborazione. Le reti, di diverso tipo, sono ormai una necessità sia nel pubblico sia nel privato, strumenti utili per le Amministrazioni locali e i nuovi Gal. Collaborare serve per far funzionare meglio i sistemi, con strumenti messi al servizio dei territori: solo così hanno un senso e fanno crescere le piccole realtà».
Le statistiche, del resto, raccontano che proprio l’agricoltura tarantina registra segnali di crescita, con un saldo attivo di nuove imprese (+133 iscrizioni nel primo trimestre 2018, +5,7%) e il loro marcato orientamento verso l’imprenditoria femminile (+49%) e giovanile (+24%). Un trend in controtendenza rispetto ai dati nazionali, in netta discesa (-12%).
Agli esperti il compito di chiarire il profilo del contratto di rete agricolo. La prof.ssa Laura Costantino, docente di Diritto Agrario Università di Bari, ha sottolineato come il legislatore abbia inserito il contratto di rete in «una formula assolutamente innovativa che mira a facilitare l’aggregazione d’impresa, seppure con uno strumento soft che permette alle imprese di mantenere la propria struttura e autonomia d’impresa, anche a fini fiscali».
«Uno strumento flessibile e snello che può semplificare la vita delle imprese», ha aggiunto l’avv. Maria Cristina D’Arienzo, responsabile Reti d’impresa di Confagricoltura. «Si tratta – ha chiarito - di uno strumento giuridico che nasce su base contrattuale tra imprese, un requisito fondamentale assieme al progetto comune di rete, mentre l’organo comune e il fondo patrimoniale sono elementi facoltativi ma utili al funzionamento della rete».
Di fatto, le imprese decidono di dar vita ad un’organizzazione stabile, una forma di collaborazione volta alla commercializzazione o alla internazionalizzazione, mettendo in comune terreni ma anche strumenti, conoscenze, attrezzature e macchinari e ricavandone una produzione agricola comune. Con diversi obiettivi concreti: razionalizzare i costi, favorire processi di aggregazione e cooperazione stabile, procedere ad assunzioni congiunte di risorse umane. E qualche limite, su cui Confagricoltura intende intervenire: dal divieto di cessione delle quote di produzione tra i retisti, all’obbligo di appartenenza allo stesso comparto.
Per il prof. Nicola Fortunato, docente di Diritto tributario dell’Università di Bari, «il contratto di rete agricolo è un meccanismo ancora acerbo, soprattutto dal punto di vista fiscale, ma che va favorito perché l’aggregazione, anche in forma light, è ormai diventata una necessità per essere competitivi sui mercati internazionali. Tant’è – ha aggiunto - che le reti d’impresa agricola hanno già ricevuto delle agevolazioni, crediti d’imposta e contributi e potrebbero averne ancora, sia per il favore del legislatore rispetto alle forme di aggregazione sia per il fallimento di altri strumenti».
Al netto, insomma, di una circolare esplicativa dell’Agenzia delle Entrate che non soddisfa pienamente il mondo agricolo e di un ulteriore intervento che rimetta ordine alla materia, le potenzialità del contratto di rete agricolo appaiono evidenti. «La nostra organizzazione – ha sottolineato Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto - crede in questo tipo di strumenti e i dati confermano la bontà della nostra intuizione: nel 2017 sono state costituite 1260 reti d’impresa, di cui 880 con un retista che opera in agricoltura. Abbiamo un’attenzione particolare verso la capacità delle imprese di essere competitive e questi strumenti sono la risposta giusta. Strumenti utili per aiutare le imprese ad aggregarsi, a scegliere la via dell'innovazione per essere più forti e competitive sui mercati nazionali ed internazionali. La strada non è priva di ostacoli, ma ci stiamo attrezzando grazie alle competenze messe in campo da Confagricoltura. E "facendo rete" anche con l’Università di Bari, gli Ordini professionali e gli Enti Locali, a cominciare dal Comune di Laterza».
All’incontro, moderato dalla commercialista Grazia Bozza, sono intervenuti Cosimo Damiano Latorre, presidente Ordine Dottori Commercialisti Taranto, Gianrocco De Marinis, presidente Ordine Agronomi e Forestali Taranto e Giovanni Prudenzano, presidente Ordine Consulenti del Lavoro di Taranto.