Intanto la conferenza dei servizi di Bari, in programma stamani, slitta al 4 ottobre
Un documento unitario per ribadire la richiesta di ubicare altrove il depuratore consortile sottoscritto da diversi ex consiglieri comunali di Manduria e da alcune associazioni ambientaliste. E’ stato presentato l’altro ieri sera, alla vigilia, ovvero, della conferenza di servizi che sarebbe stata in programma stamani in Regione (forse l’ultimo atto burocratico prima dell’inizio dei lavori), ma che invece è slittata al 4 ottobre. Documento, questo, inviato ai commissari straordinari del Comune di Manduria, al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e dell’Acquedotto Pugliese.
«Le popolazioni e le Amministrazioni comunali di Manduria, di Avetrana e dei paesi limitrofi, da lungo tempo, si esprimono con petizioni, manifestazioni e atti deliberativi contro l’ipotesi di realizzazione del depuratore consortile di Manduria e Sava in località Urmo Specchiarica» è riportato nel documento in questione. «Massiccia è stata la partecipazione popolare nelle manifestazioni di protesta del 31 marzo e del 7 aprile 2017 ad Avetrana e a Manduria, che ha avuto quale posizione unitaria tra tutte le associazioni, forze politiche e comitati quella di chiedere la delocalizzazione del depuratore lontano dalla costa al fine di salvaguardare il mare, la vicina riserva naturale nonché l’economia del territorio legata soprattutto al turismo.
Tutte le proposte e le varianti al progetto prospettati dalla Regione Puglia e dall’AQP a ridosso di Urmo Belsito non possono essere accettate perchè, se realizzate, comunque comprometterebbero le marine anche a causa delle infrastrutture di collegamento tra i diversi impianti.
Pertanto i consiglieri comunali uscenti di Manduria, i rappresentanti dei partiti politici e delle associazioni ambientaliste e non, riuniti in assemblea il 25 settembre nella saletta del bar Fellini di Manduria, con la sottoscrizione del presente documento, ribadiscono ancora una volta che l’unica soluzione per il costruendo depuratore sia quella dello spostamento del sito nell’entroterra e comunque lontano dalla costa e nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio».