Il settore è travolto da problemi che rischiano, anche nel breve periodo, di cancellare per sempre una tradizione secolare
Crollano i prezzi delle olive nell’area orientale della provincia: variano da un massimo di 21 euro al quintale che si spuntano nella vicina Erchie sino al minimo di 16-17 euro al quintale pagati nell’area di Manduria, passando per i 20 euro della quotazione di Avetrana, il comune della monocoltura dell’ulivo. Una flessione di circa due terzi rispetto alla quotazione di 50 euro di un anno fa.
«Queste somme rischiano di non essere sufficienti neppure a coprire le spese per la raccolta delle olive» si lamenta, disperato, un olivicoltore della zona. «Siamo rovinati: vien la voglia di mollare tutto, lasciando le olive sugli alberi. Già dobbiamo fare conti con una contrazione della quantità causata da una serie di fattori. Poi c’è il crollo dei prezzi. La qualità di quest’anno, è vero, è molto più bassa rispetto a quella della scorsa annata olearia. Ma questa quotazione è assurda. Mi dite un altro prodotto agricolo che viene pagato 16 o 21 centesimi al chilo?».
Ad Avetrana, in particolare, la situazione è drammatica. Gran parte delle famiglie di questo centro traggono una sostanziosa entrata proprio dall’olivicoltura. Ma da qualche anno a questa parte la crisi è acuta. Il settore è travolto da problemi che rischiano, anche nel breve periodo, di cancellare per sempre una tradizione secolare.
La vorticosa altalena dei prezzi tra un’annata e l’altra rende impossibile qualsiasi stima sulla redditività delle aziende agricole ad indirizzo olivicolo-oleario. C’è poi l’Unione Europea che ha ridimensionato sensibilmente i contributi diretti della Pac agli olivicoltori. Il tutto a fronte di un’annata olivicolo-olearia che si prospetta come una delle peggiori della storia sia per le avversità meteo che hanno caratterizzato la primavera e l’estate (l’umidità ha favorito il proliferare della mosca olearia, che ha danneggiato le olive, con la conseguenza dell’elevazione dell’acido oleico), sia per l’effetto Xylella fastidiosa, ormai presente nella zona.
Olivicoltura, insomma, alle corde. Urgono interventi di largo respiro sia per salvare gli ulivi dall’attacco della Xylella, sia per rilanciare un comparto che da sempre rappresenta, in particolare ad Avetrana, il cuore dell’economia. Senza redditività, non ci sarà il ricambio generazionale e i campi saranno abbandonati. Urge, dunque, l’apertura di un tavolo di lavoro per la filiera dell’olio di oliva per mettere in campo una progettualità costruttiva sulla base delle esigenze reali del settore. Occorre voltare velocemente pagina, puntando, da un lato, ad arginare l’avanzata della Xylella, ormai presente in quest’area della provincia, e, dall’altro, a elevare la qualità del prodotto, proprio come fu fatto, una ventina di anni fa, con il Primitivo di Manduria.