Il consigliere regionale Turco: «Messo a segno un altro punto a favore della tutela ambientale»
Tre collinette “ecologiche”, estese su un’area di circa 9 ettari, che erano state realizzate per mitigare gli effetti dell'inquinamento e delle emissioni odorigene del polo siderurgico ex Ilva, ora ArcelorMittal, sono state sequestrate dai carabinieri del Noe di Lecce. I militari hanno accertato che le collinette, di proprietà dell'Ilva spa in amministrazione straordinaria, sono diventate una “enorme discarica abusiva di svariate tonnellate di rifiuti industriali derivanti dalle lavorazioni del polo siderurgico, quali loppa, scorie d’altoforno ed altro che, esposti all’azione degli agenti atmosferici, hanno riversato nei terreni e nell’ambiente circostante, sostanze altamente tossiche e cancerogene come diossine, furani, pcb, idrocarburi e metalli vari”.
Si tratta di un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura di Taranto. Gli accertamenti, avviati nel secondo semestre del 2018, sono stati suffragati nella parte tecnico-chimica dalle analisi effettuate da Arpa Puglia.
«Sull’ormai ex Ilva non smetterò mai di ringraziare il lavoro della magistratura e soprattutto dei militari Noe che, anche questa volta, hanno messo a segno un punto importante nella difesa della salute dei tarantini. E ora si accerti ogni tipo di responsabilità perché è intollerabile che un’opera realizzata per mitigare gli effetti del siderurgico sia stata trasformata nell’ennesima area dei veleni».
Così il consigliere regionale de La Puglia con Emiliano, Giuseppe Turco, interviene sul sequestro delle scorse ore delle ex collinette Ilva.
«Mi auguro che la nuova proprietà – dice il consigliere tarantino – intervenga subito dimostrando concretamente l’inversione di rotta rispetto al passato. I tarantini tutti non possono più sopportare l’ennesima presa in giro di collinette spacciate come antidoto ai fumi e ai veleni del siderurgico. Oggi più che mai occorre quindi un lavoro di squadra tra amministratori locali, nuova proprietà, e magistratura per scrivere a Taranto una nuova pagina ambientale».