Iolanda ha inviato questa lettera all’associazione Genitori Tarantini
«Questa mattina abbiamo letto un messaggio scritto da Iolanda, una bella ragazza tarantina» è riportato nella pagina dei Genitori Tarantini, «che ha voluto, tra ricordi e pensieri nel silenzio della notte, rilasciarci questa preziosa testimonianza e raccontare la storia del suo amato papà, operaio ILVA, colpito dal cancro e andato via troppo presto, prima di veder crescere i suoi nipoti».
“Mio padre era un uomo buono.
Stanotte, mentre leggo dell’ennesima vittima di Taranto, vorrei tanto parlarvi di mio padre che l’anno scorso (in solo un mese e mezzo) ha pensato bene... di lasciarci.
Mio padre, Mimmo De Monte, lavorava all’ILVA, operaio specializzato, tornava a casa ogni giorno con quel tanfo addosso di ferro e acciaio. Nonostante si cambiasse fuori casa e vivessimo nel quartiere di Lama a 100 mt dal mare, ancora oggi riconosco benissimo quell’odore acre che, ogni volta che torno a casa dai miei, sento già alle porte di Taranto. Ricordo quando andava a lavoro in moto, in pullman o a volte lo accompagnava in macchina la mamma. Ricordo il piazzale dinanzi la portineria e la strada rossa che percorrevamo prima di arrivarci. Lui lavorava sempre, Natale, Capodanno, ogni festa comandata era li.
Ci trasferimmo in città, ebbe i suoi cosiddetti “15 anni di amianto” e andò in pensione anticipata. Continuò a fare lavoretti vari, a raccogliere i suoi amatissimi capperi, a fare le sue passeggiate fino alla SVITAM. Ha “sposato” i suoi tre figli, nessuno dei quali, soprattutto per sua scelta, lavora lì dentro ....non voleva; abbiamo tanto discusso ...ma ne aveva viste troppe. Dopo la pensione fu anche chiamato per formare i neo assunti, ma rifiutò l’offerta di lavoro. Al suo posto ci andò un suo collega che, purtroppo, per via di un infortunio maledetto, ci lasciò la vita, in maniera drammatica. Ricordo quella notte quando nel pieno della notte suonò il telefono. Mio padre fu l’unico che (persino un mese prima di morire) con grande determinazione andò a testimoniare. Mio padre si è sempre battuto per i Diritti dei lavoratori ILVA e volle farlo fino all fine per raccontare la mancata sicurezza che vigeva in quei luoghi .
Mio padre era un uomo coraggioso, onesto e buono, forse troppo.
Mio padre si è battuto per non far mettere una antenna telefonica sul palazzo di fronte ... bloccava la strada alle 5 del mattino. In Comune lo conoscevano come uno dei “calabrotti”, nome che un po’ tutti nel quartiere ed in Comune avevano dato ai residenti di via Calabria che si batterono a lungo perché per quella antenna, che fu poi ugualmente montata.
Oggi nel circondario di casa in sette mesi sono morti quasi tutti quei combattenti per vari tumori.
Nonostante tutto mio padre ha sempre amato la sua città, il suo lavoro, il primo maggio Tarantino. È sempre stato animato da un grande senso civico e di giustizia . Persino nell’ultimo periodo di degenza, sofferente, ha voluto esprimere il suo voto e si è recato in cabina per le elezioni.
Oggi io vivo a pochi km dalla città. Ogni giorno mi affaccio e vedo Taranto... e ogni giorno temo di sentire il nome della prossima vittima, ogni giorno temo per la mia famiglia ...temo per tutti!”.