Ecco il comunicato di Confcommercio
«C’è un’altra voce, più silenziosa, ma che merita ascolto e rispetto. La voce dei commercianti del quartiere Tamburi, a cui – di fronte al dramma della salute - si da, purtroppo, minore importanza. Eppure, dietro ogni saracinesca chiusa, ci sono uomini, storie, famiglie che hanno legato la propria vita, i propri destini a quel quartiere simbolo della Taranto industriale.
Un quartiere di cui rimane ben poco, 10 mila abitanti si e no, tante appartamenti vuoti, un velo di polvere rossastra ovunque. E nelle vie: una quantità di serrande chiuse accanto a quelle poche alzate delle attività che ancora resistono, mandate avanti da commercianti che, come soldati al fronte, scendono in trincea ogni giorno sperando che il nemico- l’odiato wind day- si tenga lontano. Si perché a loro, che sono cittadini a rischio come gli altri, lo spolverio li porta via la salute ed il lavoro.
Nelle giornate di vento forte di nord- ovest, le strade sono deserte. La gente, se può –confermano i commercianti- evita di uscire persino per la spesa alimentare, si consuma quello che c’è in casa. Negli altri giorni la vita in qualche modo riprende, si fa finta di dimenticare che nei giorni precedenti loro, i commercianti, sono stati chiusi nelle attività a leggere il giornale e a sperare nell’arrivo di qualche cliente.
‘Non so perché ancora resto e non mi trasferisco altrove’ è la frase ricorrente. Fatalismo, incoscienza, coraggio, disperazione, attaccamento, senso di responsabilità, lucida follia. I commercianti di Tamburi sono un po’ tutto questo. A LORO si deve dire ‘grazie’ perché in tanti continuano a restare ed ogni giorno offrono un servizio agli abitanti del quartiere.
A questi cittadini-lavoratori coraggiosi la Amministrazione pubblica dovrebbe riconoscere particolare attenzione, offrire delle chance in più, come la riduzione della tassazione locale (Tarsu, Imu, Pubblicità, Occupazione del suolo pubblico), o incentivi per le neo imprese o per chi investe nell’ammodernamento, nell’innovazione.
Si sottovaluta che se vanno via loro, non resterà più nulla nelle strade dei Tamburi, non un bar dove prendere un caffè, non una cartoleria dove acquistare i libri e di quaderni di scuola, non una panetteria dove comprare il pane fresco. E allora la disperazione di chi non ha un'altra casa dove andare, sarà davvero incontenibile».